Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 250

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rimedio vano di matrimonio, e di usare cortesia contra l’emolo vicino,
il che non basta se non con i lontani, e non emoli d’Impero così
grande, poiché sempre i Francesi aspiraro prima di Spagna alla signoria
del mondo, e ora hanno invidia di lei.
La seconda occasione di domar la Francia, in modo che non possa
nuocerli, avvenne al re Filippo suo figlio, e non fu <ben> conosciuta
né eseguita, perché essendo ucciso Arrigo III <da un frate di san
Domenico> per la discordia della religione, ed essendo la Francia
divisa fra cattolici ed eretici, e trovandosi molti signori governatori di
provincie con le provincie in mano, come Memoransi di Linguadoca
e Pernone di Provenza, e altri d’altre, e contendendosi di fare o non
fare Re (mancata la linea regia di Valois), e il Re Navarro pretendente
nel reame sendo eretico, odiato da Cattolici e da alcuni eretici baroni
ancora, egli, cioè re Filippo, ebbe cinque occasioni in mano, tutte bastanti
a vincere <o snervare la Francia: or tutte insieme> quanto più
sarebbero bastate, e pure non l’ha fatto. E il male non avvenne da lui,
perché vide ben egli che bisognava divider i baroni e mantenerli in
gelosia l’un contra l’altro, ma mancaro li modi nell’esecuzione, perché
non fu con armi assai, e alla scoverta, il negozio eseguito.
E prima dovea promettere in secreto al duca di Ghisa e d’Umena
e a quel del Reno, e ad ogni potentissimo di farlo re di Francia, e darli
la figlia per moglie, e alli altri tutti donare qualche speranza e empirli

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