Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 252

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di speranza almeno di lasciarli signori delle province che reggevano,
come Memoransi la Linguadoca, a Omena Normandia e a Pernone
la Provenza, e ad altri promettere quelle baronie che desiavano, e dare
a tutti loro danari per armarli contro il Re Navarro e altre comodità.
Secondo, dovea far lega col Papa e coi Cattolici, che abbiano ad
obstare in ogni modo alla grandezza del Navarro, per la nemicizia
della religione, e comperare li animi dei vescovi e predicanti di Francia
con promesse di prebende e canonicati.
Terzo, fatto ciò subito il re di Spagna in persona, o il figlio, o il
Duca di Parma doveano entrare in Francia con esercito di Germani,
Italiani e Spagnoli, che fosse più di centomila uomini, e per la via di
Savoia e Navarra e Piccardia mantenere continue scorrerie contra
Francia, ed essere in questo sollecitissimo, che certo avrebbe vinto, e
disposto a suo modo di Francia, o facendosi Re, o dividendola in
repubbliche e baronie, come Germania, per non patire più da lei.
Ma il re Filippo non eseguì così presto come dovea, e fu schernito
da Francesi, che tutti si donaro al Navarro. Il che non avrebbero fatto
nel principio, imperoché ciascuno è prima stimolato dal ben proprio
che dal comune, e dopo <vedendo> che il bene o il mal comune
resulta in suo bene o danno, si risolve ad aiutare il comune per regola
naturale. Talché, sendo stimolati i baroni di Francia e abbagliati nel
principio con li danari di Spagna, e con le speranze d’insignorirsi e
aggrandirsi, se subito si mettevano all’impresa, l’eseguivano sicuramente.
Ma considerando essi poi questo mal

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