Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 254

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della corona perduta o combattuta o disunita resultare <ancora> in
danno loro, perché il re di Spagna potea ad uno ad uno poi soggiogarli,
e che essi per la divisione non si poteano unire a difesa, e che
risorgea il disprezzo di Francia, che fu onorata nel mondo per il titolo
regio, e che nissuno di loro potea arrivar alla corona in vero, entrando
in dubbio di essere scherniti da Spagna che volea por un di suoi, si
voltorno ad aiutare il re Navarro. Le quali considerazioni nel principio
non poteano fare, abbagliati dalli danari e dalla speranza di Spagna, e
dopo le fecero considerando l’esito e li andamenti di Spagna, e però,
sendo scherniti, scherniro.
Di più, vedendo i popoli le incomodità della guerra fatta da Spagna,
si credettero, creato il Re, mancare quelle incomodità sì lunghe,
e però consentiro, le quali nel principio non pareano gravi come poi.
Ancora il re di Spagna con tardare fece un altro errore, che diede
tempo al re Navarro di accattivarsi li animi delli potentati d’Italia e del
Papa, donando egli speranza di farsi cattolico. E vedendo anco li Italiani
che, abbassato il regno di Francia da Spagnoli, essi restavano
preda delli Spagnoli, avidi della Monarchia, necessariamente ecc.
Di più, questa tardanza ha fatto spendere a Spagna più e guadagnare
manco e farsi odiosa, come ingorda degli altrui regni. E però è
vero che dove entra un asino d’oro, <quel paese è espugnabile, ma
bisogna aggiungerci che l’asino d’oro> bisogna che sia subito subito
accompagnato da moltissimi cavalli di ferro, che mentre i paesani sono
occupati nell’oro, tu possa scorrrere il paese col ferro.
Ci fu poi la collusione interessata delli capitani spagnoli con francesi,
che per combattere e guadagnare combattevano e non per vincere,
e questo avvenne per non esser stato presente il re di Spagna o il
figlio. Il Duca di Parma poi non puotè

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