Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 286

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Per tanto dico, che il re non dovea trattar subito con loro d’Inquisizione,
né di tributo, né metterli in sospetti di guerra, ma con improvisi
modi presidiare tutte le città grandi subito, e poi una gran parte di
quella gente bellicosa e sediziosa sotto specie di far guerra altrove trasmandarla,
e i capi dell’eresie estinguere, e introdurre predicanti savi e
cattolici, e della stessa nazion loro. E l’Inquisizione sotto altro titolo
per man de vescovi eseguire, e relassar ogni tributo per mostrar che
con la religione si desiava la lor salute, e non la propria signoria, e farli
dominare da gente germana o italiana, e non da spagnola contraria
loro, perché la spagnola solo alla guardia si deve fermare, e non nel
dominio loro severo e cerimonioso, desiderato da essi largo e licenzioso.
S’aggionsero altri errori nel modo del guerreggiare, imperoché
non vi andò mai il re, il quale per essere di sangue germano era amatissimo
da loro, ma capitani spagnoli nemicissimi, li quali usano il bastone,
e non la lingua nel comandare, del che son quei popoli odiosissimi.
E si vede che essi desiderano capo austriaco, e ne chiamaro
l’arciduca Mathias, e poi ne desideraro un vicino, che fu Francesco,
figlio del re di Francia, il quale per voler correre un giorno la città
d’Anversa con molti suoi cavalieri, e soggiogarla con signoria senza
farsi fondamento con la religione buona e legge amica, e libertà industriosa
ne gli animi loro, fu scacciato dagli artefici e mercanti
all’improviso, con vergogna e pericolo della vita e perdita di tal
reame, il quale indiscretamente nel principio contese. E se bene donna
Margarita d’Austria ha poi governato quei paesi, non ha potuto
domarli, quantunque amata dalla

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