Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 294

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Cadmo, volendo fondar l’imperio di Tebe dove andò forastiero,
uccise il serpe, cioè la defension loro, e poi seminò i denti, cioè il
veleno del desiderio di cose nuove, e la gara delle lettere che portò in
quel paese, e poi nati i soldati di quelli denti, si divisero, e cominciaro
a combattere l’un contra l’altro, e s’uccisero, e quei pochi che restaro
si uniro con Cadmo, e fecero a lui imperio fondando Tebe in Beozia.
Per tanto io dico, che li medesimi modi debba usare il re di Spagna,
e non più combatterli, perché i meridionali, fondando imperio in
settentrione o vincendo, poiché la forza a loro non basta, usaro l’arti
de favolosi Cadmo e Jasone sapientemente.
Ma più sagace Jasone prese l’animo di Medea, cioè delle donne settentrionali,
le quali facilmente s’innamorano delli meridionali per la
caldezza loro a sé amica, che non tanto odiano li uomini li Spagnoli in
Fiandra, quanto le donne per tal causa li amano.
Secondo, per via delli incanti di Medea uccise il serpe, cioè la guardia
unita del regno, che sono i capitani e predicanti concordi.
Terzo, incantò i giovenchi fieri e li pose il giogo, cioè s’accattivò i
baroni del regno con oro e amicizia.
Quarto, seminò con quelli i denti del drago, cioè per via delli
baroni seminò la discordia di religione, di dottrine, di gare e pretendenze.
Quinto, nascendo soldati di questa semenza, cioè nascendo le
fazioni come di Guelfi e Ghibellini, Papali e Imperiali, Cattolici e
Luterani, si distrussero l’un con l’altro, e quelli che restaro si posero
sotto la signoria di Jasone, essendo pochi e deboli, e l’aiutaro ad insignorirsi
del vello d’oro, cioè di tal imperio.

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