Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 356

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XXXII
Della navigazione
Ma sopra tutto per mantenerlo con noi unito, è necessario far tante
cittadi in mare di legname, che sempre vadano e vengano da loro a
noi, con portar mercanzie e traffichi dall’una all’altra parte, e girar
sempre il mondo in modo che gli Inglesi e altre nazioni non possano
ciò fare.
Pertanto re di Spagna ha bisogno di mille navi e di tanta gente,
quanta basta a guidarle con senno e valore, per arrivare presto a insignorirsi
del mondo novo, e dell’Africa, e dell’isole, e delle falde
dell’Asia, e di Calicut, e della China e Giappone. E il modo di far
questo sarà facile, se sa tesorizzare ne gli uomini più che nei metalli:
che, come ha visto, l’hanno ingannato nell’impresa d’Inghilterra, e di
Fiandra e Francia, per aver egli migliori e più metalli, e uomini peggiori
e manco.
In primis deve in tutte l’isole, cioè di Sicilia, Sardegna, nelle Canarie
e in quelle dell’arcipelago di San Lazaro, nella Spagnola e Filippine,
instituire seminarii di marinaria, facendo quivi arsenali, e dove può nei
lidi de regni suoi, e mettervi fanciulli che imparino a far navi e galere,
e imparino le stelle, la bossola e le carte da navigare, ch’ogn’uomo
grosso le intende, e di quelli servirsi, e di quanti paesi egli preda, più
conto deve tenere delli schiavi che delle monete che piglia, acciò
d’oggi innanzi cambi il tesoro in più nobile e più sicuro prezzo.
2. Di più, in ogni paese dove arriva attorno al mondo, far porti e
arsenali, massime

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