Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 358

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nelle bocche delli fiumi e delli golfi, e fabbricar navi e galere, e servirsi
delli marinari suoi allevati a sue spese.
3. Avutone de i suoi gran numero, trattar con i più ricchi di Portogallo
e di Genova, che ogn’un di loro si possa fare navi e andar in
corso nel mondo attorno, già che tutto è di Spagna, e pigliar paesi e
cittadi con patto che le prede de i metalli, e robbe e schiavi e schiave
siano loro, e che re di Spagna n’abbia solo le città prese, e i fanciulli e
fanciulle di sett’anni abbasso, per fare i suoi seminarii, e quando
pigliano <un gran paese>, premiarli di signorie, e questo è utile per
acquistare a re di Spagna, e per fare che i Genovesi siano del tutto
strumento del suo Imperio, perché in vero sono tanto ricchi, che
potranno un giorno fare armata particolare, e passare contro il Turco
ad acquistarsi paese per sé e non per il re di Spagna. Ma l’armate del
Re sempre devono esser maggiori.
4. Devono invitare gli Olandesi e quei di Danzico e Gozia al
medesimo corso ut supra, pigliando i figli loro per ostaggio, acciò non
si insignoriscano, o seminino eresie, e questo sarebbe modo di farli
presto tuoi soggetti, come i Genovesi, ut supra, per mezzo di amicizia
a lor utile più che con l’arme, e così si spagnolarebbe il mondo.
5. Di più, ogni sette anni i condennati a morte e altre pene trasmutarli
ad andar al mondo nuovo, e pigliare i fanciulli delli eretici e
de’ Turchi e degli paesi che s’occupano in Fiandra e in Africa, far
seminarii e nodrirli e farli marinari, soldati o agricoltori. E sappia re
di Spagna che non ha bisogno d’altro che di uomini, e per accomodar
le cose sue ha bisogno d’un gran savio come Licurgo o Solone, delli
quali più ne sono oggi che a loro tempo, ma più invidiati e meno
conosciuti, per essersi ristretto l’intendimento delle cose sotto a certe
regole vili ecc.

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