Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 90

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e con buone leggi, e con farsi vedere poco, ma riverendo, e non fare
le cose umane, come mangiare e simili, se non in secreto, e qualche
volta in publico, facendo sempre parlare in sua conversazione delle
cose della pace o guerra, come faceva Filopemene capitano degli
Achei.
Né solamente deve mostrarsi il Re virtuoso, ma essere con verità,
perché, scoprendosi l’arte, perde il credito in ogni cosa. E perché per
mancanza di prole può mancare il regno, deve provedersi presto di
figli. E se il figlio è grande e il Re è giovane, deve farlo stare in Roma
per imparare i negozi del mondo e la religione, e per incorporarsi
meglio con la Chiesa il dominio spagnolo, e per aver i cardinali e Papa
dalla sua parte, e per assicurarsi che il figlio con i baroni non si sollevi
contro il padre, come dubitò Filippo II nostro re del suo Carlo, e i
figli di David, etc., e imparerà anco come si serve per sapere comandare,
e deve il re sempre aver pronti alcuni di casa d’Austria, se mancasse
la successione.
Deve parlar in propria lingua e ascoltare perché, etc.
Deve abitar in Spagna, capo d’Imperio, e non partirsi se non per
guerra, lasciando figli in casa, o per bassar qualche provincia o suo
barone, alloggiando in casa loro per impoverirli, onde si possa servire
della gente per soldati, e assicurarsi di chi si sospettava sollevazione. Gli
altri figli maschi che non succedono deve far cardinali, e non mandarli in
governo, perché si potrieno insignorire, e l’ammazzarli o confinarli
come fa il Turco e il re della China è cosa empia, crudele e meno utile, e
le femine accasarle col re di Polonia, Francia, etc., e prometterle al re di

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