Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 206

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CAPITOLO 15
Varie apparenze e illusioni far l’arte e l’astuzia alla vista
servendosi della natura

Dicono molti che facendo un lume di grasso d’anguille o d’altro pesce,
serrando le finestre che non vi sia altro lume, parerà la casa piena
d’acqua e d’anguille, sì che le donne, per timore, s’alzeranno le
falde in su; e il medesimo dicono del sevo delle serpi che fa apparir
serpi, e che mettendo l’uva non matura in un’ampolla piena d’olio
su la vite, e lasciandola dentro crescere, poi quell’olio, in lucerna
posto, farà vedere tutta la camera piena d’uva e di viti.
Io non ho potuto provar queste cose, perché tutta la vita ho
menata in guai, né mi paiono possibili, perché l’olio di olive faria
ordinariamente parer in casa un oliveto; e così le candele di castrato
e bove farìan parere castrati e bovi. Giovan Battista Porta
afferma questo, ma li scoce dentro 1’olio e poi con quel liquore
fa 1’effetto, e così scocendo una testa d’asino nell’olio farà parer
tutti gli astanti aver teste d’asino. Potrìa stare che, essendo picciol
lume con molta esalazione di quell’olio, ingombrasse l’aria serrata,
e inducesse affetto e senso asinino, sì che paresse l’uno all’altro
asino, perché chi è affetto di una cosa, mirando fra poca luce,
gli par di vedere quella; e questi affetti non intendiamo noi, come
né anco la passione canina che in noi serpe, ma si sveglia a sentir
quel cane di cui siamo affetti in ogni cosa che abbia poca somiglianza,
il che si vede negl’infermi, che d’una linea si movono a
credere che veggano il serpe. <E il padre fra Gregorio Costa di
Nicastro mi disse aver visto un pazzo in Spagna che vedendo l’ombra
delle ferriate, e cancelli delle finestre, dicea ch’eran l’antenne
e sartie delle galere, che si moveano; e vedendo una cjrmeia per
le finestre li pareva ch’era una donna, che stava lì per guardia della
marina, ma questa prendea dal suo spirito diminuito e scemo>.
Di più, mettendo un occhiale giallo a gli occhi, o verde, o rosso,
fa vedere tutte cose di quel colore, perché la luce entrante, tinta
de gli visibili, si tinge al fine di quelli delli occhiali e così entra.

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