Antonella de Vinci, Geografia campanelliana calabrese (2010), scheda 1

Stilo

Stilo – oggi in provincia di Reggio Calabria – è disposta a gradinate sotto le rocce del Monte Consolino, coronate dai resti del castello, costeggiata dal greto dalla fiumara Stilaro e in vista del mar Ionio. Nelle vicinanze si estende il bosco di Stilo, un esempio tipico di bosco delle Serre calabresi, con abeti bianchi e faggi, con un ricco sottobosco e presenza di ferro e rame nel sottosuolo, risorse ben note a Campanella1. A qualche chilometro dal paese si trovano aree con le bocche delle miniere da cui si estraeva il ferro (e nell’antichità anche l’argento per le monete della città magno-greca di Caulonia), le fornaci del ferro2 e le cascate del Marmarico, tra le più alte e belle d’Italia. La zona fu, nel VII secolo, fra i primi insediamenti di monaci greci in Italia, ancora oggi presenti nel monastero di San Giovanni Therestìs. Dal X secolo, Stilo divenne il più importante centro bizantino della Calabria meridionale, sede di eremiti e calogeri (monaci) basiliani. La consuetudine con tale paesaggio naturale e l’eco di quell’antica religiosità radicale, esercitarono una decisiva influenza sul pensiero e la personalità di Campanella, che si dichiarò sempre fieramente nativo di questo luogo3. Ancora nella contemporaneità non è stata del tutto abbandonata una forma dialettale legata al greco antico. A Stilo, come in tutta la Calabria, la popolazione viveva in stato di profonda miseria e ignoranza sotto il dominio degli Spagnoli. Nel 1598 il filosofo vi ritornò svolgendovi l’intensa attività di predicazione che contribuirà a condurlo all’arresto4. Nella parte settentrionale dell’abitato oggi si trova qualche rovina del convento intitolato a Santa Maria di Gesù, in cui Campanella iniziò giovanissimo il cammino da religioso5. Sia per la mancanza di fondi sia per controversie e dispute con altri ordini religiosi, il convento rimase, in quel periodo, una modesta struttura e il giovane venne inviato al convento dell’Annunziata di Placanica, più grande ed efficiente, dove i novizi potevano ricevere adeguata formazione6.


1 Cfr. T. Campanella, Del senso delle cose, a cura di G. Ernst, Roma-Bari 2007, p. 155:«e così le miniere di Stilo patria mia»; Id., Epilogo magno, a cura di C. Ottaviano, Roma 1939, p. 309:«Et ne i monti di Stilo».
2«Io me ne andava con li ferrazzoli» (i lavoratori del ferro), disse Campanella durante il ‘tormento della corda’; cfr. L. Firpo, I processi di Tommaso Campanella, nuova ed. a cura di E. Canone, Roma 1998, p. 235.
3 Fra le pagine della Dichiarazione di Castelvetere, dell’identificazione, dei verbali del ‘tormento della corda’ e del ‘supplizio della veglia’, Stilo è nominata 21 volte; cfr. L. Firpo, I processsi, cit.
4 I processi, cit., pp. 126-212.
5 Per seguire una ricostruzione dei primi anni di Campanella nell’ordine dei domenicani cfr. C. Longo, Gli anni giovanili di Tommaso Campanella, in Laboratorio Campanella: biografia contesti iniziative in corso, atti del convegno della Fondazione Camillo Caetani, Roma, 19-20 ottobre 2006, a cura di G. Ernst e C. Fiorani, Roma 2007, pp. 65-83.
6 A Stilo il giovane avrebbe indossato l’abito ed emesso la professione, divenendo novizio, per poi vivere l’anno di noviziato a Placanica. Cfr. C. Longo, Gli anni giovanili, cit.