Antonella de Vinci, Geografia campanelliana calabrese (2010), scheda 10

Squillace

Il 13 settembre del 1599, Campanella è trasferito al castello di Squillace, dove ha luogo il processo. Il paese, sorto a monte della colonia magno-greca Skylletion, era la sede della diocesi di appartenenza di Campanella. In quelle terre Cassiodoro, che vi era nato, tornò per fondarvi il Vivarium, che contribuì a salvare e tramandare una grande parte delle opere classiche. La diocesi di Squillace nei primi anni di dominio normanno, accolse Brunone di Colonia, il fondatore dei certosini, che diede vita alla Certosa di S. Stefano del bosco, a Serra, dopo che il conte Ruggero ebbe elargito con magnanimità (1091) terre, casali e grancie (fattorie). La latinizzazione della diocesi si realizzò molto lentamente e il periodo di transizione fu contraddistinto dal valido apporto dei nuovi ordini religiosi latini, che si stabilirono in numerosi luoghi. Ancora nel Quattrocento, vi erano, infatti, a Squillace e in altri paesi, molti religiosi greci. Su un volume appartenuto alla biblioteca dei domenicani di Nicastro è stata ritrovata l’annotazione, con medesima scrittura e ductus delle postille scoperte sulle cinquecentine di filosofia aristotelica:«fr’ thomas de sqllcis [squillacis]»1, dove l’ossidazione dell’inchiostro ha unito le ultime lettere in un apparente«sqllio», Squillacio forse, come si diceva a quel tempo. Oltre che ‘firma’ e segno di appartenenza, questa annotazione è insieme allusione – o illusione profetica – di Campanella per quel suo ‘squillante’ cognome che avrebbe voluto far risuonare per svegliare le genti dal torpore dei tre mali estremi:«tirannide, sofismi e ipocrisia».


1 La preziosa ‘firma’ è riportata in fotografia sulla copertina del volume di A. De Vinci, Fra le letture del giovane Tommaso Campanella, Vibo Valentia-Milano 2002