Antonella de Vinci, Geografia campanelliana calabrese (2010), scheda 4

San Giorgio Morgeto

Nell’anno di studio 1584-1585, il giovane domenicano si reca sul versante tirrenico della penisola calabrese, a San Giorgio Morgeto – a una giornata di duro cammino da Placanica (ca. 54 km), dovendo salire sul crinale delle alture d’Aspromonte per poi discenderne – per studiare logica e filosofia1, come egli stesso scrive nel Sintagma dei propri libri e sul corretto modo di apprendere, nel locale convento dell’Annunziata, imponente architettura – di cui rimangono eleganti vestigia – e dalle cui finestre rivolte sul mar Tirreno, egli raccontò di poter vedere, nelle giornate limpide, le isole Eolie e il vulcano Stromboli con il suo fumo eruttivo2. Il paese, pittorescamente situato su un colle, conserva tuttora un aspetto medievale. Seguendo le sorti dell’intero territorio delle Calabrie, la baronia di San Giorgio era passata sotto le dominazioni di Svevi, Angioini, Aragonesi. A seconda degli equilibri politici del tempo, fu concessa a varie signorie, presso le quali era considerato un territorio assai ambito, in grado di conferire ed ampliare il prestigio sociale, economico e culturale ai rispettivi casati. I Caracciolo, i Correale ed infine i Milano ressero in varie epoche le sorti della baronia. Moglie del barone Milano – quando Campanella era adolescente – era Isabella del Tufo, mentre Marcantonio del Tufo divenne vescovo di Mileto, alla cui diocesi apparteneva San Giorgio, nel 1585. Nei solenni festeggiamenti in cui il barone Milano venne a prendere possesso del feudo, il giovane Campanella, divenuto precocemente esperto nell’arte di versificare, compose dei versi che lesse pubblicamente con grande plauso. Entrò in questo modo in rapporto con la famiglia del Tufo che sempre gli offrì fedele amicizia e protezione.


1 Tommaso Campanella, a cura di G. Ernst, introduzione di N. Badaloni, Roma 1999, p. 382.
2 T. Campanella, Philosophia sensibus demonstrata, a cura di L. De Franco, Napoli 1992, p. 343:«Et ego quotidie videbam fumum et flammas ex conventu, ubi commorabar in Sancto Georgio, urbe sic nuncupata».