Antonella de Vinci, Geografia campanelliana calabrese (2010), scheda 9
Castelvetere
Lasciando Stilo alle spalle – dopo circa 24 km, cinque ore di cammino – sotto i dirupi del Monte Consolino e
attraversando verso sud tortuose vie, si passa da Stignano e da Placanica e, attraversate due fiumare si trova, su tre colli a
300 metri, Caulonia, denominata Castelvetere ai tempi di Tommaso Campanella. Non si ha alcuna certezza se vi sia una diretta
relazione con l’antica Caulonia della Magna Grecia – fondata nel VII secolo a.C. da coloni achei e distrutta da Dionisio il
Vecchio – dove, per un periodo, trovarono riparo Pitagora e i suoi discepoli perseguitati. Il primo documento in cui appare il
nome di Castelvetere è del 1087: la città era ben difesa, dotata di spesse mura di cinta e grossi baluardi, l’accesso era
consentito da quattro porte civiche. Dal 1479 divenne feudo dei Carafa e nel 1863 cambiò nome in Caulonia. Sopra una rupe ad
ovest dell’abitato si ergono i resti del castello, di forma irregolare, costruito intorno all’XI secolo. Ormai tratto in
arresto, il 10 settembre del 1599, Campanella scrive e consegna all’auditore Xarafa una Dichiarazione sui fatti di Calabria1 che lo danneggia gravemente.