Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 334

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è necessario unirsi alla Chiesa a dannni di tanto gran lupo che ci ha tolto
due imperii e 200 regni con forza e arte, per le nostre discordie. Ma
quando ciò non si facesse, bisogna sollecitar Persia, Etiopia, Moscovia
e Polonia, ut supra.
Di più, io credo che i suoi baroni facilmente abbandonarebbero il
Turco, quando avessero sicure promesse di restar signori assoluti di
quel che possedono, e queste cose che sono fatali si possono ordire
nella morte di questo Mehemet III.
Di più, trovar modo d’avisar i figli morituri, che saranno aiutati da
Cristiani, che il fratello non li uccida, e i Veneziani a questo sono
opportuni, per via di mercanti e di schiavi cristiani. E dopo che sarà
disunito e debilitato tal imperio, è utile introdurre i predicanti nostri
contra loro. E però oggi si deveno instituire le scuole arabiche contra
il macomettismo per quel tempo.
Di più, si deve trattare per ogni via che entrino in Turchia le
stampe, per disviare i popoli dall’arme alle lettere, e introdurre più
dispute di teologia e filosofia peripatetica, <stoica>, platonica e telesiana,
acciò si dividano e snervino, perché chi esercita più l’ingegno
che l’armi diventa preda di chi esercita più l’armi che l’ingegno
, come
diventaro gli Ateniesi preda de Lacedemoni, e li uni e li altri di Macedoni
(come di sopra dissi), poiché Filippo li fece guerrieri più di loro,
imparato dal saggio Epaminonda. E per questo il Turco accorto ha
voluto l’armi da noi e l’artiglierie e li schiavi, cioè quelli Ebrei che li
mandò Ferdinando d’Aragona ultimo, perché egli sa servirsi dei
schiavi in suo servigio meglio di noi, e delli fanciulli loro fare soldati,
ma non ha voluto ricevere le stampe arabiche, che li mandava il
granduca di Toscana, per non aver copia di libri e snervare la virtù

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