Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 340

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modi di unione, che Spagna usa e può usare, la rendono ammirabile e
più forte che altri non crede. E acciò che aumenti e tenga quel che ha,
dirò li errori che si devono correggere, e i modi dell’aumento.
Essendo entrati i Spagnoli nel Mondo nuovo per l’occidente, furo
visti con gran stupore dalli terrazzani, sì che non sapendo essi niente di
questo nostro mondo, stimaro che essi dal cielo scendessero, e che fossero
le navi figlie delle nubi, e che li archibugi fossero tuoni, che essi
dal ciel portavano, e si stupiro assai che la carta parlasse, e la scrittura,
e che gli uomini andassero a cavallo, le quali ammirazioni appresso a
noi furo quando furon trovate queste cose, come oggi cessano e ne
restaro le favole solamente, e non fur tutte ad un tempo a noi come a
loro.
Talché questa gente si sarebbe data tutta in mano de Spagnoli,
stimati dei da loro, se essi non s’avessero troppo abbassato e avvilita
l’opinione della divinità loro, con mostrarsi terrestri, ingordi dell’oro
della terra che quelli sprezzavano, e con usar grandissime crudeltadi.
Laonde furo astretti i popoli paesani ad unirsi insieme nelle montagne
per difesa loro, e così avvenne che Spagna non fu patrona di tutta
quella terra che il Perù si dice, due volte forse più grande d’Africa, e
ne tiene solamente i regni maritimi e piani, e così sopra la Florida Spagna
e Nuova Francia e sopra Baccalaos e sopra Messico nel settentrione
non hanno potuto entrare, sendo ributtati da terrazzani. Per
tanto dico che si dovevano mantenere nell’opinione con la quale
entraro, e averiano occupato ogni cosa.
E prima dovevano predicare che essi erano veramente figli di Dio,
e non delle nubi, ma di seme più nobile e d’anima divina e immortale,
e che Dio è quell’autore che ha fatto il cielo e la terra, e che governa
tutte le cose, e che più cura tiene delle cose più nobili, come de figli
più a sé simili. E che essendo gli uomini più nobili d’ogni altra creatura,
tiene più cura di loro che d’altro. E

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