Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 92
La Religione in comune esser naturale, in particolare
esser secondo i costumi propri delle genti,
e fede c’hanno al legislator loro, e come si
ha da conoscere qual sia propria di
Dio e da lui insegnata, e qual
da gl’huomini per ragione
o per fraude.
Cap. IX
Poiché tra gl’huomini vi son tante varie sette e religioni, e
monarchie e republiche, come tante scene varie della comedia
universale, bisogna vedere qual di questa reca più diletto al
Creatore et alla corte sua, e perché egli permette tante controversie
nella Religione, le quali fan dubitare alli politici di tutta
la Religione, che nulla sia vera: ma che sia invention de l’arte
humana e non secondo la natura, come Democrito et altri
allegati da Platone opinano.
1. Io dissi così: non perché molti professori di filosofia son
sofisti, anzi la magior parte, si deve stimar che non vi sia scienza
vera alcuna, come li scettici dicono: ma solo che la verità
è nascosa si può inferire. Poiché io son certo che mo scrivo,
e che altri leggendo questa scrittura diranno che è scrittura, e
quel che vol dire, benché altri altro senso riceveranno. Ci è
dunque qualche scienza.
Similmente non perché molti son medici ignoranti la medicina
è vanità, né perché li tavernari adulterano tutti li vini
che vendono non si può trovar vino puro. Così non per la
moltitudine di religioni false si deve tutta stimar vanità.
2. Dissi poi: è naturale a tutti gli huomini la Religione, e si
conosce col discorso e col senso per via di natura. Ma che