Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 417
come nel sapere, massimamente delle cose che s'imparano
parlando più che investigando. Il capo de Tiranni
Nembrotte, volendo usurpare quel d'altri et quel di
Dio, mischiò et confuse le lingue, volente Iddio che al peccato
segua la penitenza.
[AVVERTIMENTI.
a. Il moto è passion del mobile urtato e dell’aria et attion de
movente, il suono è moto sentito, la voce è suono fatto per significare.
Però tutti gli altri animali han voce e parlano, ma non l’intendiamo,
perché imitan in altro modo con altri stromenti; ma si chiamano,
rispondeno et avisano. E vivono in republica l’api e
formiche e grui, né ci può star compagnia senza favella. Ma né
ancho i Tudeschi sentiamo noi.
b. Come si faccia nella bocca ogni vocale et ogni consonante,
e a che cosa esprimere ciascuna è fatta secondo la natura, io ho
scritto nella mia Poetica.
c. I moti notanti le cose s'appellano nomi, e i notanti li movimenti
s'appellan verbi.]