Tommaso Campanella, Monarchia di Francia, p. 448

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passa in Genua, in Francia e in altri luoghi, e in Spagna non c’è altro
che moneta di rame. E di più tutti pensano di viver col denaro del Re
e non cultivano la terra e l’arti. Onde scrisse il Campanella nel libro
della Monarchia di Spagna, che l’oro del Mondo novo ha guastato il
mondo vecchio
; ma più Spagna che lo manda a Francia, per aver del
pane e panneria e cannavi e altre cose, e più per comprare gli animi
de’ ministri di Francia. Onde in Francia tutta la moneta si vede stampata
con l’arme di Spagna ed è infinita, e Napoli e Spagna rame e
sporchezze usa nei contratti. Venezia ha tre milioni d’intrata e ne
spende solo duoi e un ne serba. Spagna n’ha vinti e ne spende 30. Vedi
bella economia. Li tributi poi e le gabelle che devrebbeno esser meno
nei regni di Spagna, per lo supplemento c’ha dalle flotte del Mondo
novo, son maggior in tutti regni suoi, e insupportabili, e ogni anno,
anzi ogni mese crescono, e li popoli angariati se ne fuggono, perché
paga ognun più di quel c’ha. Anzi sol per la testa paga venti scudi chi
non ha domicilio né podere. Pensa il resto.
Art. 7
Argomento settimo, del mancamento del sangue spagnolo e di vassalli,
senza sapere spagnolizare i lor fedeli, ma struggerli.

Il 4 (sic) argomento certissimo della presta ruina di Spagna è il
mancamento di Spagna che non può dar più soldati e capitani in
loro, perché le donne spagnole sono sterili libidinose, e di loro
nazione ogni anno usciscono 4 o 7 o più mila, e alle volte 20 mila e
più di persone le più forti: passano a Milano, a Fiandra, a Napoli, a
Sicilia, al Mondo novo, e alle fortezze che tiene nei lidi

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