Tommaso Campanella, Monarchia di Francia, p. 482
come Persia con li stati portoghesi al re d’Abdel e altri orientali,
perché ivi non sta il capo della Monarchia spagnola, né queste nazioni
han potenza in mare, come si vorrebbe per scacciarli a non tornare. O
se l’hanno, come il re di Dania e li principi d’Alemagna, non ponno
per le dette cause: o perché son tra di loro divisi, né mai s’accorderanno,
come si vide quando intrò il re di Dania in Alemagna pur
eretico, e poco da principi eretici fu favorito. E il re di Suecia, che da
tutti aiutato potea mutar l’Imperio, s’espose alla spontanea morte,
quando li protestanti cominciavano a timer di lui, e li Francesi ingelositi
non volean la sua grandezza sopra il Cristianesmo, e tutti principi
d’Italia sarebbeno uniti con Francesi e Austriaci ad impedir la sua
inondazione sopra l’Italia. I principi d’Italia son divisi d’animo, e di
forze tanto picciole, che non ponno unirsi né rinforzarsi, e Spagna con
mirabil arte li tiene divisi. E uniti non potrebbeno ciò fare. Li predetti
potentati valeno come adminicolo alla ruina di Spagna, non per causa
principale. Ma solo il Papa e il re di Francia potrebben far questo, che
confinan con li stati d’Italia e d’Alemagna e di Spagna, e ponno far
l’interrompimento sopra scritto. Ma il Papa mai non si metterà a tanta
impresa: primo, perché non è solito, né deve pugnar contra principi
cristiani se non apostatano dalla fede. E li Austriaci subito l’atterrarebbeno,
convocando conciliabolo contra lui, come nemico del re
Catolico e della fede. Il che li Spagnoli sempre minacciano, e fingon
che la religione catolica nel valor e pietà loro si appoggia. Secondo,
perché il Papa non si tiene sofficiente a far questo senza l’aiuto di Francia
e d’altri principi, e con giustificar per religione la causa de