Tommaso Campanella, Monarchia di Francia, p. 570

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se non ponno essere, sia eletto il duca di Baviera o quel di Neoburgo.
E se questi non bastano a sostiner l’Imperio, sarà buono il re di Polonia,
e che avvertano che se ben par a loro aver la potestà d’eliggere,
s’ingannano, perché sempre son forzati a far un austriaco, come essi
ben sanno, e se ne lamentano. Di più, mai han potuto, né potranno,
far un eretico. Dunque Carlo V con permetter a lor eresie ha pensato
privarli della speranza d’esser Imperatore, come furo al tempo passato,
del sangue di tutti tre elettori. E perché essi non creden veramente
all’eresia, altrimente si confesserian esser anticristiani tenendo il titolo
d’elettori e l’Imperio dal Papa Gregorio V, che essi con Lutero dicon
esser Anticristo, e ogni giorno mutan la religione come arte di stati:
però o per vera pietà, o per ragion di stato, deverebben farsi Catolici
e torre l’Imperio da gli Austriaci, e far legge, che non possa essere all’
Imperio eletto mai della medesma famiglia.
Item, bisogna assicurarli di
questo con solenne giuramento del re di Francia e Bolla nova del
Papa. Di più, far noto a loro che li Austriaci, sendo stati sbattuti da
protestanti, ogni volta che restaran vincitori della presente guerra, si
potranno assicurare contra loro, con deprimerli affatto, e levarli le
rendite ecclesiastiche e l’elezione, come fè Ferdinando II, avanti che
intrasse in aiuto loro il re di Suecia. Item, mostrar a loro che li
Austriaci non governan l’Imperio per la salute della fede, né di Germania,
ma per peculio di impinguar e accrescer lo spagnolismo sopra
tutti principi cristiani. Onde li feudi d’ Italia devoluti all’Imperio
donano a Spagnoli, come Piombino, Correggio, Finale, Porto
Ercole, etc. Anzi Milano, sedia d’Imperio, donaro a Spagna, e in
Alemagna, Ongaria, e Bohemia a casa d’Austria. Così il Palatinato e

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