Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 68
alla virtù senziente esser cosa attuale e ricevere quelle cose
ch’essa non è, onde l’aria a sé simile poco sente senza argomento.
Ma l’inganno dell’argomento d’Aristotile consiste in questo,
che si pensò farsi la sensazione per informazione, talché se avesse
forma il senziente non potrìa altra ricevere senza corrompersi.
Così il fuoco non può la forma della terra ricevere senza cessare
d’essere fuoco; e questo è vero quando si facesse per totale informazione
il sentire; ma si fa per poca mutazione che non rimove il
senziente dalla sua forma in tutto, ma o glie la concia per somiglianza,
come fa il blando caldo e moto allo spirito, o glie la guasta
alquanto, come fa il freddo e la febbre e la puntura, ond’egli si
guarda da tali oggetti. Ma, quando è del tutto mutato, perde la prima
forma, e si scorda di quella, e non la conosce, sendo da altra
in tutto vinto. Così il legno sente il poco foco e il molto ancora,
ma con passion dolorosa al fin muta in lui, e più non si duole, né
ricorda d’esser stato legno.
Basta dunque poca immutazione a far il senso, perché da quella
tutta l’altra virtù del movente si conosce, ma non del tutto bene,
ché saria quello farsi, talché si vede solo la superficie del visibile,
e, per quella, del corpo intiero s’argomenta, e solo il suono
del percuziente e solo il caldo diffuso del fuoco, e d’ogni cosa l’estrinseco,
eccetto che nel gusto. Ma tutta la scienza consiste nell’
argomentare del resto dell’oggetto che al senso s’asconde; ma all’
angelo, che li penetra, non sono ascosi, ma l’interno et esterno è
noto. S’inganna ancora pensando che sia solo perfettiva passione
il senso, poiché piacevole e dolorosa si fa secondo gli oggetti conservano
o struggono; e quel che dice, essere dolore per accidente,
in quanto l’organo si guasta dal gran sensibile, è pur sciocchezza,
perché il medesimo potriamo dire della piacevolezza farsi, perché
l’organo si fa perfetto. Ma si vede capace di dolore l’anima senziente,
pure quando l’obbietto non move l’organo, ma solo in ricordarsi
o in pensare l’animal s’adira e addolora, e in noi è noto,
e nella giumenta, quando ha perduto il figlio.
Né seppe dire perché piace l’aver sentito le cose, ma dice solo
perché la potenza s’attua; e ciò non è vero, perché de li passati mali