Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 8
e accoppiandosi, varie apparenze e forme mostrano; talché non
sono caldi né freddi, bianchi né neri, né senso hanno; ma di tali
accoppiamenti nasce il calore, cioè di quelli che sono acuti, e il
freddo da gli ottusi, e da’ rotondi l’anima, e dal vacuo molto intercetto
l’aria, e da più condensamento loro, l’acqua, e da moltissima
strettura, la terra.
Questa opinione, da noi reprobata in Fisica e Metafisica, non
si può qui esaminare. Solo dico che se gli uomini han ragione e
consiglio, e negli arbori a ragion fatte le foglie, i fiori e le spine si
veggono, e senso grande nell’api, formiche e altri animali, è forza
dire che ci sia la prima sapienza che Dio s’appella, onde questi
parteciparo, e che il caso non può, gettando queste lettere infinite
volte, accoppiarle a fare questo libro, per stare nel suo esempio;
ma l’arte lo fa in una volta. Così, non si deve attribuire l’ordinata
fabrica del mondo se non all’arte prima. Indi dico che il calore
e freddore, sendo cose attive, di passivi atomi schietti, senza
virtù agente, non nascono; che infiniti aculei e spine non mai
scaldano, né le grosse farine affreddano, né tanta luce, così subito
volatile per tutto, atomi esser puote, alli quali ceda il passaggio
il cristallo così presto, benché grosso, e non la carta sottile. E come
non si disfà il sole se la sostanza sua così si sparge, e non è virtù
attiva, diffusiva e incorporea? Ma concede Lucrezio che il sole
ogni mattina nasce e a caso gira, e more in occidente, e di atomi
nasce sempre un altro. Ma con tanto ordine e distinzion di tempi
potersi a caso fare, è stoltizia dire, e l’esperienza di quei che girano
il mondo tutto, dopo la scoperta del Colombo, mostra la sua
sciocca empietà.
M’ammiro poi di Galeno e di molti Peripatetici che pongono
le virtudi attive negli elementi, contro Democrito, e poi loro negano
il senso, ma dicono esser temperamento di esse qualità. E
certo il temperamento è una relazione di cose unite e temperate,
che non può essere virtù vitale e sensitiva, se non sentono esse cose