Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 187

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sempre appoggiandomi alla Scrittura Santa, et de Padri più illustri,
et nella ragione, lume divino.
b.Ogni ente sa bene quel che puote quando può, et vuole
quel che sa et può. Quinci si scorgono l’operationi interne di Dio,
et per scienza si conosce il potere sapere et l’amare in Dio, poiché
in ogni cosa questi si vedono, ma non la paternità figliolanza et
spiratione rivelate in Theologia, alla quale serve questo libro.

c. La bontà ama, ma non invidia la communicatione.
d. Il non essere, ch'è pura privatione, è conditione della
generatione, ma non principio, come vuole Aristotile.
[DISCORSO SECONDO]
Del luogo.
Mi pare veder dunque, benché troppo lontano, che il
primo Architetto nel principio della successiva duratione
o vicenda delle cose, - che s'appella tempo, imagine della
sempre permanenza, onde deriva -, stese uno spatio presso
che infinito per locar questa sua statua. Questo è il

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