Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 249

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che si fa fuor dell’unità del primo Essere farà in questa
statua quasi un'ombra, perché è colorita: la quale se dirà
male et odio. Non è male il fuoco nell’essere, ma alla
terra par male; né mala è la biscia, ma mala pare
all’huomo. E così dico di tutti. Et la morte d'una cosa,
essendo vita di molti, mala non è: muore il pane per farsi
sangue, e 'l sangue muore per farsi nervi et ossa et carne,
né questo dispiace all’animale tutto, benché dispiaccia alle
parti il morire, cioè il trasmutarsi.
Così utile al Mondo è
la trasmutatione de gli enti particolari, la quale ad essi
dispiace; e tutto l’huomo è composto di morte et vita, che
fanno la vita del tutto.» E diceva Dio, che «ogni cosa
era bene, et che il male non era altro che l’abuso del bene
e 'l mancamento del bene, ma ch'egli non haveva essenza.
Ma non conoscendo gli huomini questo passo, faranno qualche
errore nella contemplatione di me: ma io tutto a bene.»
Così Egli parlava, e tutte queste cose procedevano,
et la lucerna del Mondo con suoi luminari girava,
et si faceva - di tanti modi d'attioni, e di repugnanze di
patienti, e di tanti vari lumi et vapori disradati, et nelle
conditioni del cielo e della terra diverse - tanto divario d'enti
qual veggiamo dentro et di fuori della terra: restando

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