Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 505

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[DISCORSO DECIMOSECONDO]
Della sapienza.
Perché l’operationi et attioni humane son fatte per
l’acquisto del bene che conserva et per fuga del male
che nuoce, et l’huomo opera o non opera secondo che appetisce
o teme o spera etc., et questi appetiti nascono dalla
conoscenza perché non si ama quel che non si sente per
buono et non si odia quello che non si sa esser malo all’odiante:
dunque la scienza è quella che precede et guida
gli appetiti et l’operationi. Et perché spesso appetisce lo
spirito et odia più et meno che non deve, o
cose che non deve con suo danno, bisogna trovar regola
di quanto et come et di che deve affettionarsi et operare:
et questa regola s'appella virtù. Et perché ella è sapienza
regolante ogni affetto et operatione, passiamo a dire di lei
prima ragione ordinatrice, et degli ordini et leggi sue, cioè
delle virtudi per l’acquisto del bene et fuga del male. Hor
perché al mondo il bene non è schietto ma misto col male,
essendo tra contrarij lo spirito generato, al cui rispetto
le cose si dicono male et buone (benché male essentiale
non vi sia), disse il Senno eterno alla mente nostra, la quale
inspirò nella faccia humana per quella via ch'entra
il fiato allo spirito mortale: «Tu, con quelle divine potenze
che a Dio guardano, corrigerai lo spirito tuo, vehicolo e

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