Tommaso Campanella, Monarchia di Francia, p. 548

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assai minore che detti stati, e promettasi a lui il titolo di re dell’Alpi:
il che tanto desidera e mai non potrà conseguire, senza l’amicizia di
Francia. E di più Genova, quando si finirà l’impresa contra Spagna.
Item, al duca di Mantua prometter Milano e Cremona con suoi distretti,
perché lasci a Savoia il Monferrato, e al re di Francia li stati di
Nivers e d’Omena. Li Duchi di Parma e l’altro di Modena s’abbian
l’appendice delli stati di Milano e Sabioneta, la Mirandola, Correggio,
Tortona etc. A i Veneziani la Ghiaradadda si ceda, tanto a lor commoda
col passo della Valtellina. A Genua, il Finale e Monaco. Al
Granduca, Porto Ercole, Talamone, Piombino, Longone, Orbitello.
Art. 8
Esser più utile a Francia divider a gli Italiani li stati che Spagna possede
in Italia, che non ritenerli per sé, e più assai col cambio sudetto.

E qui s’ha d’avvertire ch’al re di Francia più utile è aver tutta la
Francia unita, che non i regni e principati sudetti d’Italia: prima, perché
è più il tener quel ch’è in casa sua, che quel ch’è fuori etc.
2. Perché sola Francia basta a vincer il mondo, quando è unita, non
solo perché questo conviene a tutti regni uniti per la virtù di monade
- onde l’Italia, quando fu tutta sotto a Romani dopo lungo contrasto
di 500 anni, in breve, id est in 200, si fe’ padrona del mondo, e li Greci,
quando tutti si uniro sotto Alessandro Magno, e li Spagnoli quando
vennero tutti sotto casa d’Austria -, ma anche perché la Francia è
vastissima e populatissima e ricchissima più ch’ogni altro regno, e a lei
non può nocer altro che la dissunion propria, che con l’union si scaccia,
e da nullo può temere come l’altri regni.

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