Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 116

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quando la causa è andata in lungo, il che fanno (essi dicono) per dar
reputazione alla causa, perché si deve togliere la reputazione della
colpa e non mettere, ed essi devono pensare ad esser giusti, e non ad
apparire tali, con danno del popolo e del Re stesso, che perde l’amore
loro, importante più ch’ogn’altra cosa, perché non lo perdono questi
ingiusti giudici, nemici di Dio e del Re.
E i buoni diffamati pensano a
mutar stato, come è uso di chi sta male in uno stato appetire l’altro.
Nissun male è peggiore di questo delli ufficiali bassi, e che sia men
conosciuto. Di più, vogliono aggrandire i delitti per farsi grandi
appresso al signore. Sopra le quali cose si devono mandare commissari
ogni tanto tempo a spese delli officiali, li quali ogni anno dovriano
mettere un tanto in una cassa comune della provincia per le spese del
futuro commissario, a fin che siano i lor conti revisti nel tempo
dell’officio loro, o dopo quando toccherà. Questi officiali bassi hanno
spesso fatto ribellare le provincie delli Romani, massime quando si
mostraro troppo fiscali per ambizione d’aggrandirsi o d’arricchirsi.
Onde a Crasso diedero i Parti oro a bere, e nel Mondo nuovo un spagnolo
patì il medesimo, e in vero la causa di non aver fatto più gran
progressi nel Mondo nuovo, essendo entrati con tanti miracoli, fu
l’avarizia manifesta dell’oro. Onde tutti i popoli avveduti si guardaro,
che prima non repugnavano all’imperio spagnolo. E il medesimo
rigore usato per avarizia rovinò le cose di Fiandra. Si devono anco le
cause criminali allungare in tempo di pace, ma non in guerra, e le
civili abbreviare, perché etc.

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