Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 144

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le mani de quali passino le paghe de soldati, perché in Fiandra nessuna
cosa ha nociuto più che fraudare i soldati delli stipendi loro, e siano
cappuccini, uomini manco interessati nel danaro che gli altri religiosi.
Per avere capitani, si devono fare seminarii a posta di tutti li secondogeniti
dei Baroni in ciascun regno, e quelli allevare nell’arte di
cavalcare, tirare archibugi, ecc., insegnarli le fortificazioni, ed espugnazioni,
l’artiglieria, l’arte del marciare, dell’accampare, del combattere,
di fare i squadroni, <del comandar ai soldati, ecc.> e mandarli a
noviziato in guerra, come Annibale di nove anni, e poi servirsi di loro,
come appresso si dirà.
Non solo le paghe <fraudate> fanno ammutinar i soldati, ma l’insolenza
della vittoria e l’union loro contro il capitano per ogni occasione,
quando non è severo come Annibale. Però non si devon mai
tener insieme, se non quando stanno per combattere, ché la paura del
nemico li tiene amici col capitano, acciò non si patisca il mal di Cartagine
dopo la prima guerra punica, e di Roma al tempo di Furio
Camillo. E quei che sollevano i soldati si devono subito punire in presenza
loro con morte, come fu punito Spendio, e come dovea patire
quel che sollevò le genti di Carlo V in Austria, e le fe’ tornare in Italia,
e devono più presto spada saper oprare che lingua.

Quei che sono puniti, devono per mano di tutti i soldati morire (ut
Moyses)
, e non del capitano, per levar da sé l’odio, e spesso perdonarli
a prieghi di tutti,

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