Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 176

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Ma perché i Spagnoli da tutte le nazioni sono odiati, non c’è
meglio che con i matrimonii farli amabili, e con far i seminarii dei soldati
scambievoli, perché più gente e più temperata averà il Re, e più
generosa, onde le castagne inserte in altri arbori meglio fruttificano. E
Dio si serve a nobilitare il seme umano, mandando i settentrionali al
meridiano spesse fiate, se ben lo fa per altre cause ancora, che Dio
guarda a tutte, ma noi <solo> a una o due.
Si deve poi il re di Spagna procurare l’amor dei popoli, non solo
tra loro, ma anco a se stesso, con le leggi utili, e con la moltiplicazione
e rilassamento de tributi, e con mettere equalità, e far le altre cose, ut
supra
, perché nessuna cosa nuoce più al Re che l’odio de popoli a sé,
onde ne nascono le congiure contro la sua persona, o contra lo stato.

Però è bene che tutti con lui abbino la medesima religione, il cui
difetto rovinò Francia, e che lo tengano per lo più religioso, senza
tirannesca ipocrisia, che questo nocque assai a Tiberio Cesare, e senza
aperta mollezza.
Ma nessuna cosa lo fa amabile più che l’opinione che hanno i
popoli della sua virtù militare e domestica, e quanto il mostrare il Re
d’amare i suoi popoli come padre, facendosi parlare e vedere e fare
rendere conto agli ufficiali bassi, e intendere più i poveri che i ricchi,
e far le grazie e dare i premi di propria mano, e far le disgrazie e dar
le pene per mano d’altri, e deprimere gli usurarii e baroni mercenari,
ut supra, e dichiararsi innocente del mal fatto, e facendosi con la religione
d’assistenti consiglieri religiosi venerando, e con l’unione del
Papa e della Chiesa santamente amabile
, e deve in tutto imitar David,
Constantino, Teodosio, Traiano, Augusto, Marciano, Carlo Magno,
che tutti godettero meglio per tali virtù o simili, che non

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