Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 214

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forastieri che ricetta e il forastiero, avendo vinti li altri, per farsi benevoli
i popoli, priva dello stato chi l’ha chiamato a danno loro, e
meglio s’insignorisce.
Il che avvenne alli Visconti, a Sforzi, a Castruccio,
a Fiorentini, e a molti altri antichi e moderni; spesso il Papa stesso
anco chiamando, riceve molti incomodi, se bene la riverenza del
dominio religioso poi l’ha rilevato.
Dunque non può patire rovina da Francia, né meno da Inghilterra,
sendo ella isola che non fonda dominio in terra ferma strana, ma gode
il suo e preda quel d’altri con navi, ma si dirà poi il suo remedio.
Guardisi Spagna ch’ella non unisca l’armata con Olandesi, e Gozia,
Sconingia, e Danimarca, e Danzica, e Svezia e Norvegia, perché
insieme per la moltitudine desertarebbero tutta la Spagna, come
fecero li Alani, Goti e Vandali, etc. Ma essendo essi di religione
diversa, e ogni dì disputando novi ponti di fede, e disunendoli il Re
con arte, ciò non faran mai.
Veniamo a quel che ha di buono Spagna, e in che può migliorare,
facendo questo principio:
Ogni dominio naturale cerca natural società tra i vassalli <e tra i
vassalli> col capo, come tra le membra <e membra> col capo nel
corpo umano. Le società naturali sono del maschio e femina, padre e
figli e famiglia insieme, e poi di più famiglie unite con parentela, e poi
di più parentele unite con un suolo e aere e clima, convenendo di
legge, costumi e officii atti a conservare l’un con l’altro. L’altra convenienza
è della lingua e vestire; l’altra finalmente è della specie, che
tutti siamo uomini. Quante più di queste convenienze vi si trovano,
tanto più s’unisce e fortifica il dominio.

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