Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 276

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sarà sciocco come fu il figlio del re di Francia ad accomodare quel
regno a suoi disegni.
Di più, con l’autorità del re polacco, che è ancora Re di Svezia,
può trattare con tutti i popoli di Scandinavia e con Danzico, che si
faccia armata a danni dell’Inglesi, ut supra, che non spenderà re di
Spagna in questo la metà di quel che guadagnerà. Si sforzi poi che il
Transilvano sia confederato con Polacchi, o sia eletto re loro, egli o il
Moscovito, perché sendo quegli confine del Turco e natural suo
nemico, sarà facile ad abbassarlo. E credo io che dal settentrione non
c’è fortezza più grande e più opportuna da opporre al Turco di quella
del Moscovita, il quale può scorrere sino a Constantinopoli, collegandosi
coi Tartari suoi confini e col Polacco sicuramente, né mai Macedonia
e Moldavia e Bulgaria e Tracia ebbero danno notabile da altra
gente che da questa: oltre fin al mar Caspio ha dominio con Giorgiani
e Persiani traffici che seco ponno distruggere il Turco.
Di più, per via di Gesuiti collegarli {i Polacchi} di religione o di matrimonio
col Moscovita è cosa utilissima, ma l’oro di Spagna è più possente che
altro con queste genti. Però subito che son guadagnati li animi loro,
bisogna avviarli a qualche grande impresa, e non darli tempo di pensare
a ritirarsi: che questo sempre nocque a Spagna, facendola perdere
li animi che si accorgono della sua astuzia, e dissipando la sua moneta
<in ozio e vane speranze>.

Il Transilvano e il Boemo si possono trattenere per danari suoi e
del Papa contra Turchi in Ongheria, già che son Austriaci, ma non si
fa cosa d’importanza senza Polonia e Moscovia, o se l’Imperatore non
diventa bellicoso e industrioso, ut supra de Germania loquendo.

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