Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 288

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nazione, per l’aumento dell’eresia, e per la paura di sottoporli a Spagnoli,
sotto la cui specie copriro i capi della nazione il lor desiderio di
libertà e maggioranza in quella gente.
E Dio poi mostrò il modo di vincerli, poiché essi si sono divisi in
sette diversissime di Luterani, Calvinisti, Zuingliani, Anabattisti, tanto
che in ogni casa ci stanno eretici di diversa opinione, tal che non mancava
a noi altro che saperci servire di tal divisione contra loro. Ma né
questo è riuscito, se non perché non ci offendano, ma non perché li
offendiamo noi.
Perché in vero per la divisione della credenza non si
fidan l’un dell’altro a far un capo ad uscire a guerreggiare fuori del
paese per nuovo acquisto, temendo ciascuno che quello non sia poi
autorizato contro la religione sua, e temendo tutti insieme che non
diventi lor signore assoluto, tal che il combattimento che fa Spagna
contra loro li unisce a difesa, non ad offesa, sotto il conte Maurizio
d’Orange.
Dopo avvengono più mali che impediscono questo dominio a
Spagna: l’uno è che si combatte contro nemici in casa loro, alli quali
l’aere, il suolo e la temperatura e il ciel arride, e a Spagnoli nuoce in
tutto.
Secondo, perché i popoli, sentendo gli incommodi della guerra,
odiano Spagna che n’è causa.
Terzo, perché vincendo i Spagnoli, arrabbiati d’aver avuto longo
contrasto, con animo vendicativo fanno infiniti mali a luochi espugnati,
e si fanno più odiosi.
Quarto perché i capitani di Spagna non combattono per vincere,
ma per combattere solamente, e guadagnare, facendo bottega d’avarizia
l’armi, che sono strumento d’imperio.
Quinto, colludono l’un con l’altro, ognun per aggrandirsi, perché
il conte Maurizio, per non

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