Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 330

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Gierusalem, ov’è il sepolcro di Cristo, tanto desiderato da noi e dagli
Etiopi e fare che queste due nazioni nel medesimo tempo si movano.
Di più, nel medesimo tempo far che si muovano i Moscoviti
contra Bulgaria e Moldavia, trattando prima con essi per via dell’ambasciatore
di Polonia.
Muovere nel medesimo tempo l’Imperatore col Transilvano in
Ongheria, e Polacco in Macedonia, Misia, ecc., di modo che non sappia
il Turco dove prima soccorrere. E se per via di mercanti veneziani
si potessero secretamente a questa congiura universale tirare i Giorgiani,
che assaltassero Trebisonda e l’Asia minore e Cappadocia,
sarebbe utilissimo, con patto che ogn’uno tenga quello che occupa,
restando a Spagna solo Gierusalem, che a poco a poco poi entrarebbe
a più, per la commodità del mare Rosso.
Di più, nel medesimo tempo collegarsi il Papa, Spagna e Venezia
ad assaltar la Morea e Cipro ed Epiro. Al che sarebbe opportuno il far
l’armata di Napoli soprascritta, e con patto poi di dividere i paesi
occupati tra loro, stando al giudicio del Papa. E questa congiura si
deve trattare dieci anni avanti con tali potentati, perché, tolta la paura
del Turco, diviso il suo Impero a tanti, è facile l’augmento alli Austriaci,
così come oggi è difficile.
Ma per divertire il Turco è comodissimo il trattato con Persia e col
Pretejanni, quando facesse molto male in Occidente, e i Veneziani a
questo non contradirebbero, perché ne hanno gran paura del Turco, e
per non aver con che vincerlo lo servono e accarezzano. L’altro modo
d’espugnare il Turco è per via di qualche suo capitano che sia stato
cristiano, come Cicala e l’Occhiali e Scanderbergo, promettendo a
quello qualche regno in Cristianità, acciò dia l’armata in potere nostro,
o promettendoli Tunisi o Algeri, dove ei fosse

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