Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 352

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il Marchese del Vagli nipote del Colombo, che poco mancò una volta
ad essere incoronato. Overo si possono sollevare i Viceré, e però non
deve governar nel Mondo nuovo se non qualche barone che abbia
stato grande in Spagna o in Italia, overo qualche cardinale o vescovo,
che abbia parenti assai in questo nostro emisfero.
Le fortezze poi devono stare in mano de Castigliani, li quali sperano
bene dal Re, e li Viceré non stiano dentro i castelli, ma nelle
città, e non siano d’accordo col Viceré i castellani.
Di più, nelli paesi occupati da Portughesi, metta castellani di Castiglia,
e in quelli occupati da Castigliani metta Portughesi per unir
l’Imperio, e insieme assicurarsi, e spesso devono da persone religiose
esser visitate le fortezze, massime da Capuccini.
Si devono anco temperare le autoritadi, che nelle cose grandi non
possa ogn’uno determinare a suo modo, ma debbano giontarsi insieme
o per lettere, così come le cose d’Italia (parlo di stato) son intese
dall’ambasciatore di Roma e dal viceré di Napoli e dal governatore di
Milano.
La terza unione è delli beni, e pertanto io giudico che il Re debba
tutti i paesi occupati dividere alle genti imbelli con la legge agraria e a
Spagnoli imbelli e alli Indiani o Africani che là sono trasportati, e fare
che nessuno di loro posseda, ma ogni cosa sia del Re, altro che li sacerdoti,
e ogni tanto tempo distribuire i campi e l’arti e offici, affinché
nessuno pigli amore se non col Re che li dona, e di quel che si cava
dalla terra si debbano conservare
, secondo

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