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ILIESI Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee
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Scheda volume 40 collana "Elenchos"
- 40. Aristotele e i suoi esegeti neoplatonici. Logica e ontologia nelle interpretazioni greche e arabe., Atti del Convegno Internazionale (Roma, 19-20 ottobre 2001), a cura di Vincenza Celluprica e Cristina D'Ancona, 2004, XXI-282 pp., 23 cm., ISBN: 88-7088-461-9, € 30.
Questo volume contiene gli Atti del Convegno su “Aristotele e i suoi esegeti neoplatonici. Logica e ontologia nelle interpretazioni greche e arabe” organizzato dal Centro di Studio del Pensiero Antico del C.N.R. in collaborazione con la European Science Foundation, svoltosi a Roma nei giorni 19-20 ottobre 2001 presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche. I contributi qui raccolti prendono in esame alcuni esempi di ricezione tardo-antica, siriaca e araba del pensiero di Aristotele. L’atteggiamento di Plotino nei confronti dello Stagirita è generalmente di contrapposizione. Di questo avviso è R. Chiaradonna, che analizza le ragioni dell’opposizione plotiniana nei confronti dell’ontologia aristotelica nel trattato Sui generi dell’essere. F.A.J. de Haas sostiene invece che, nello stesso trattato, Plotino non intende criticare le Categorie aristoteliche, ma ne discute solo in funzione strumentale e nella misura in cui alcuni hanno attribuito alle categorie elencate da Aristotele una valenza ontologica che Plotino non accetta. H. Hugonnard-Roche sostiene che, nell’ambito del modello di insegnamento della filosofia come una totalità sistematica, affermatosi nelle scuole neoplatoniche, l’ordine di lettura dei trattati di logica aristotelici trova in Ammonio e in al-Farabi una giustificazione teorica affine che non si ritrova nella tradizione della logica aristotelica in siriaco. Lo scarso interesse dei filosofi cristiani di Siria per la logica modale aristotelica è collegato con una particolare evoluzione della logica nella tarda antichità. C. Ferrari paragona le soluzioni dell’aporia degli accidenti separabili elencate da Ibn at-Tayyib nel suo commento alle Categorie di Aristotele con quelle dei commenti greci e sostiene che il commentatore arabo conosce alcune di queste soluzioni, ma non le trova soddisfacenti e tenta di elaborarne una propria, che ascrive alla scuola aristotelica e appare ispirata alla teoria della percezione del De anima. Il contributo di M. Rashed, che comprende anche la prima traduzione del trattato di Yahya ibn ‘Adi sugli universali, è volto a mostrare come la concezione dello statuto delle essenze di Yahya ibn ‘Adi consenta di comprendere meglio la dottrina di Avicenna e le sue critiche antiplatoniche che, secondo Rashed, si collocano in un contesto propriamente filosofico, piuttosto che teologico. All’ontologia di Avicenna è dedicato lo studio di A. Bertolacci, che analizza il ruolo svolto dal libro G della Metafisica di Aristotele nella concezione dello statuto scientifico e dell’oggetto della metafisica. C. Martini Bonadeo, infine, attraverso l’esame del modo con cui i filosofi arabi hanno compreso il passo di Metafisica L 7 nel quale il Motore Immobile è identificato con il “fine”, delinea una storia unitaria dell’assimilazione del libro L nel mondo arabo