Sommario: Desidera per poter mostrare la propria gratitudine, di consacrarne la memoria nelle opere che ha in
corso di stampa, ricordando quanto ha scritto per gli spagnoli ed i principi d’Italia, senza per altro far torto agli
austriaci; verifica ch’egli lotta ancora col bisogno, ma ciò nondimeno non chiede che clemenza di Sua Maestà la cui opera si
augura sia spesa in pro della fede (Spampanato)
Nota redazionale: Campanella scrive a Ferdinando II per ringraziarlo di aver scritto in suo favore al Viceré di Napoli [si
riferisce al 1608 quando il Viceré di Napoli era Juan Alonso Pimentel de Herrera, conte di Benavente e a quel tempo
Ferdinando non era ancora imperatore ma arciduca d’Austria]. Annuncia che le opere presentate da Scioppio [Kaspar Schoppe]
all’imperatore stanno per essere stampate [si riferisce all’estate del 1630 quando Campanella ottenne l’approvazione
ecclesiastica per la stampa di Quod Reminiscentur, Atheismus triumphatus, Monarchia Messiae e Philosophia rationalis]. Accenna alla duplice
pubblicazione della Monarchia di Spagna in latino e in tedesco [Campanella erroneamente crede che una
delle due stampe fosse latina]. Parla dei Panegyricum ad principes Italiae [Discorsi ai prìncipi d’Italia]. Conclude la lettera dicendo di essere ancora nell’indigenza ma che si contenta
della benevolenza del papa [Urbano VIII].