Tommaso Campanella, Lettere, n. 95
A GALILEO GALILEI IN FIRENZE
Frascati, 22 ottobre 1632
Molto illustre signor mio osservandissimo,
per dir il vero, quella sera che scrissi a Vostra Signoria eccellentissima io
 stavo con gran paura, perché si fe’
            la causa con molte sbravate contra i novi
 filosofi ecc., e ci fui nominato io. E alcuni mi dissero ch’ho fatto mal ad
            informar
 un Cardinale per aiuto suo: e non so se quello l’ha detto o li fu rinfacciato
 che io l’avessi soggerito. E ’l
            M[ostro] disse ad un amico, che m’ha
 fatto piacere a non mostrar l’Apologia mia stampata in Germania
            in difesa
 di Vostra Signoria. Ed è la verità, che non la mostrò perché non la volessero
 vedere, né chiamarmi in sua
            difesa, perché in quella non si determina, ma si
 disputa ad utramque partem; e la occultò apposta
            ecc. E io scrissi concisamente
 e quasi per cifra, perché dubbitavo e dubito ancora non la pigliassero
 contra me.
Io non so se l’Ambasciatore ha fatto l’ufficio, com’ella mi scrisse; ma so
 che non solo non fui chiamato io né il Castelli,
            ma che non voleano ch’io lo
 sapessi. Ma però dico di novo ch’è impossibile che Vostra Signoria non abbia
            soddisfazione, se si piglia il principio ch’io dissi per la difesa; anzi, impossibilissimo.
 Ma mentre non si può parlare, e
            io son figlio d’obedienza,
 mozzai le parole. Se Vostra Signoria venisse e fosse udita, come io spero, da
 Sua Beatitudine in concilio Patrum, mi confidarei ecc.
Vostra Signoria perdoni alla mia pusillanimità, nata da lunghi affanni e
 calunnie; e sappia che gli uomini non mirano al
            vero, ma a dar gusto e scusar
 se stessi con accusar noi ecc. Questo deve bastar a pensar quel che si
 deve fare, se
            questi decreti novi non sono irretrattabili; se non, pazienza:
 quel che vuol Dio è forza vogliamo anche noi. Io vedo che,
            quanto più ci
 sforzamo a manifestarci amici e servi de’ padroni, tanto più si studiano a
 mostrar il contrario gli
            altri ecc.
Dio consoli Vostra Signoria eccellentissima e tutti noi.
Frascati, a’ 22 d’ottobre 1632.
servitore affezionatissimo e di core
Fra Tomaso Campanella ecc.
Fanno tutto il possibile con parole e scritture a provare che Vostra Signoria
 ha contravenuto a quanto li fu ordinato e
                corretto, per salvar se stessi
 o per ecc.
il signor Galileo Galilei, filosofo e matematico dell’Altezza di Toscana. Firenze.



