Tommaso Campanella, Lettere, n. 38
A PAPA PAOLO V IN ROMA
Napoli, primi di marzo 1611
Frater Thomas Campanella Dominicanus, – miserrimus peccator, sed
non de illorum numero qui «in labore hominum
non sunt et cum hominibus»,
ait David, «non flagellabuntur, ideo tenuit eos superbia, et operti sunt
impietate sua»;
nam ego «fui flagellatus tota die, et castigatio mea in matutinis»;
nam «saepe expugnaverunt me a iuventute mea» et, «nisi
quia Dominus
erat in nobis, forte vivos deglutissent nos», – laudans Deum quod me
percusserit ad salutem et non ad
mortem, et quia, cum essemus «duo in eodem
lecto, alter adsumptus est, alter derelictus», ut praenuntiavit dominus
Iesus, dico me non fuisse rebellem divinae aut regiae maiestatis, nisi sicut
«rebellat Amos», et Nabot «benedixit Deo et
regi», et Ieremias «fugit
ad Chaldaeos», et Paulus et Silas seducunt orbem, et Athanasius est magus,
vel si
mavultis, ut Socrates, Anaxagoras, Senecas et omnes sapientes nationum,
teste Platone et Xenophonte in Apologia, qui similiter in magnis temporum
articulis insimulantur et interficiuntur. Nam et Sapientia Dei, qui
«blasphemat», «Samaritanus est», «daemonium habet» et «contradicit Caesari»,
sigillat morte testamentum; sed quia
abusus sum donis Dei mirificis,
fecit Deus ut omnia aerumnarum genere pertransirem; et sapientia quam
super omnia
amavi, utinam opere ut affectu, «in tentatione ambulavit mecum»,
ut dicitur Ecclesiastici quarto: «et timorem et metum et
probationem
inducet super illum, et cruciabit illum in tribulatione doctrinae suae, donec
tentet eum in
cogitationibus suis».
Quapropter septies de faucibus mortis ereptus certissimae et millies in
die ab incerta, in timore, dolore, tenebris, ferro,
nuditate, fame et opprobriis
ab insipientibus, post duodecim annos passionis continuae in manibus
laicorum et partis
adversae, locupletatae in sanguine meo «mercede iniquitatis»
accepta, quia peccavi nimis in Deum meum, nunc recurro ad
misericordiam
iudicis vivorum et mortuorum, et vicarii eius, capitis Ecclesiae
suae, et principum Christianorum,
brachiorum eius, dicens me non esse
membrum putridum et resecandum, sed vivum et utile ipsi reipublicae
Christianae,
et, iuxta philosophiam naturalem apud Platonem et theologicam
divi Thomae et aliorum Patrum et per ius gentium, non debere
hic
marcescere ad mortem, nisi prius opera Dei mirabilia quae posuit in me,
vase vilissimo, ut a se, non a nobis,
agnoscantur, ego peccator, qui nihil habeo
quod non accepi, nisi peccatum, propalavero in gloriam Domini virtutum.
Hae igitur sunt cogitationes in
quibus tentavit me Sapientia Dei. Utinam
alii non negligant sicut ego, et fiant poena mea digni: sin autem mendax
inventus fuero, me ipsum ex nunc morti ipsemet adiudico atrocissimae;
sin vero praemissa praestitero experimento ad quod
appello, laudetur Deus
in mirabilibus misericordiarum suarum. Amen.
Perché dicono che ho voluto peccare contro la fede catolica e contro il Re,
propongo questi articoli per ammenda.
In primis, prometto subito revelare non solo per le divine Scritture e dottori
santi, ma per
esperienza, in cielo esser presenti li segnali ultimi della
morte del mondo, quali a san Gregorio parvero vicini nel
mutamento del
suo tempo; e mostrar cinque miracoli stupendi al senso di tutte nazioni
evidentissimi in tutta la
natura, in cielo e in terra; e far di modo che l’infedeli
corrano in fretta alla fede di Cristo, e la morta fede si
raccenda tra catolici e
si purghi tra eretici dalle gran falsità che ci mescolano.
2. Scoprir una setta o congiura di prìncipi, teologi, filosofi e astronomi,
fatta contra l’Evangelio, perché siano còlti
come da ladro di notte; la quale,
subito che è scoverta, s’estingue con utile universale del Cristianesimo, e
con
meraviglie e frutto tale, qual non s’è visto dall’apostoli fin al nostro
tempo.
3. Dar un libro fatto contra macchiavellisti, che sono la maggior peste
che mai fosse stata nel mondo: dove si convincono
efficacemente l’inganni
loro intorno alla dottrina dell’anima e che la religione sia arte di Stato; e mostrar
che
quanti han seguitato tal opinione, subito perdettero lo Stato in sé o
ne’ posteri immediatamente; e che nulla opinione
nòce allo Stato quanto la
macchiavellesca, origine della congiura predetta; e per consenso di tutti i
dotti, nullo
potere rispondere a’ miei argomenti, benché ostinato sofista.
4. Dar un remedio facile alla Cristianità, senza lo quale necessariamente
sarà presto devorata da infedeli nel nostro
emisfero, se pur Cristo non fa
miracoli espressi in suo favore; e mostrar la pace tra’ prìncipi e riverenza
tra loro
senza gelosia e insieme forza grande contro li nemici della fede in
un solo facilissimo rimedio consistere ecc.
5. Dar un libro, nel quale si mostra con prove in cielo e in terra esser
venuto il tempo della promessa fatta ad Abramo,«ut heres esset mundi»: e
che tutte nazioni dopo la lunga miseria e scompigli avvenuti dalla diversità
de’
principati e religione, han da tornare sotto una monarchia felicissima,
cantata da’ poeti per secol d’oro, descritta da’
filosofi per stato de optima
republica ancor non visto predetto da’ profeti in Gerusalem liberata,
e desiderato,
«ut fiat voluntas Dei in terra sicut in Coelo», da tutte nazioni, sotto
una greggia e un pastore; e
mostrar che Re di Spagna sarà congregator di
quella come braccio del Messia, cuius legem «insulae expectabunt et brachium
substinebunt», e come catolico universale e mistico Ciro nelle Scritture
sante; ed efficacemente mostrar questo con gusto
del papa, e di prencipi
cristiani forsi toglier l’invidia, e far che tutti popoli lo desiderino: dove
concorre
l’opinione de’ savi e ’l desiderio commune, concorre l’imperio, come
sa ogni dotto in istoria e politica altissima, e
questo non contradice a
quello che dissi sopra ecc.
6. Dar al Re un libro secreto delli modi profetici e politici come ha
d’arrivare a questa monarchia; e mostrar come può
mancarli, se lui non segue
il misterio della difesa del Cristianesimo, e molti errori passati che tardano
la fortuna
del suo imperio.
7. Augumentar le rendite del regno di Napoli a centomila ducati l’anno
più del solito, e con gloria del Re e benefizio di
vassalli e crescimento, e
levar le gabelle dannose al popolo: e ’l medesimo prometto fare in tutti regni
e in quel
del sommo pontefice pro rata, con facilità grande.
8. Far che il Re in una volta guadagni quasi un milion d’oro per impiegarlo
ad una impresa importantissima, a tutta la sua
monarchia e con beneficio
de’ popoli.
9. Far un libro contra Gentili dell’Indie orientali e occidentali, che
ognuno possa convincerli con li princìpi di ciascuna
setta loro e con la ragione
commune, poiché non credono autorità: attissimo a scompigliar quelle
nazioni e tirarle a
sé con meraviglia.
10. Dar un libro contra Luterani e contra tutti eretici, dove efficacemente
ogni mediocre ingegno possa convincer tutti
eresiarchi alla prima disputa
efficacemente, che di nullo modo si possa rispondere; e che il modo
fin mo tenuto con
loro è uno allongar la lite, il che è spezie di vittoria a chi
mantiene il torto.
11. Andar in Germania e convertire alla fede catolica due almeno de’
prìncipi protestanti lasciando qua cinque parenti per
ostaggi, e tornar fra
quindici mesi con l’ambasciator di pace al papa, e mostrar come io per grazia
di Dio posso
questo fare.
12. Far cinquanta discepoli armati di ragione, autorità, profezie, riscontri
e voglia di martirio, e mandarli a predicare
contro eretici in Germania con
gran frutto, e mostrar la imminente ruina di quelli, e che essi si confessino
vinti,
ma noi non sapemo cogliere il frutto della vittoria.
13. Far di nuovo tutte le scienze naturali e morali, cavandole dalla Bibia
e santi Padri, per distogliere la gioventù da’
filosofi gentili, officina del macchiavellesmo;
e che questi libri avanzino Aristotele e Platone di verità, chiarezza,
facilità, efficacia di ragioni ed esperienza, per consenso di tutti quelli
che l’esamineranno con senno vero ecc.
14. Insegnar filosofia naturale, morale, politica, medicina, retorica, poesia,
astrologia, cosmografia e ogni scienza che
non è fondata in autorità e
memoria solamente a tutti ingegni atti a sapere, in un anno solo; e far che
avanzino gli altri versati dieci
anni in studio, e più dotti in realità di cose che
in parole, facendo del mondo libro e memoria locale.
15. Far una nova astronomia, perché il cielo è tutto mutato, e mostrar li
sintomi della morte del mondo per foco contra
filosofi a favor di san Pietro,
e segnalar nelle stelle ignote dell’altro emisfero gli eroi della conquista, come
fecero li Caldei, con gloria del Cristianesimo e nome spagnolo.
16. Aprir con un libro una porta facile e mirabile agli Ebrei per venir alla
fede, e così a’ Maomettani, e scoprir
l’anticristianesmo della sua setta, secondo
l’istessi sapienti macomettani non che cristiani; e che da loro uscirà
l’ultimo corno ecc., che s’aspetta ecc.: e li Calvinisti e Luterani esser veramente
macomettani, precursori di quello.
17. Di più, prometto fabricar una città al Re, salubre assai e inespugnabile,
e di tal artificio che, mirandola solamente,
s’imparino in quella tutte le
scienze istoricamente.
18. Scoprir in mecanica il moto perpetuo, tanto tempo cercato e non trovato
da’ matematici.
E come cose probabili prometto queste:
19. Far che li vascelli navighino senza remi e senza vento, quando l’altri
stanno in calma.
20. Far che le carra caminino col vento meglio che nella China s’usa.
21. Far che li soldati a cavallo adoprino ambe le mani senza tener briglia,
e con facilità guidar il cavallo per ogni verso
meglio che li Tartari; e molti
altri secreti ecc.
Queste cose prometto, le certe certamente, le probabili probabilmente,
sotto pena della vita; e li libri tutti darli fra
venti mesi, se ben son quasi fatti;
e che non ci sia senso stirato, né falsità in fide, fortificati
in autorità e ragioni
ed esperienze; e rispondere ad ogni contradicente usque ad satisfactionem
animi. E perché si veda ch’io posso far quanto ho promesso, e che l’ho fatto,
e ch’attenderò ad edificare e non
ribellare la monarchia di Spagna e la santa
Chiesa, si pone qua l’indice di tutti libri da me fatti.
1. Scrissi ad istanza del regente Martos... un libro di discorsi sopra la
Monarchia di Spagna, per conseguirla universalmente e sostentarla ecc.
2. Un libro A’ prencipi d’Italia, che per ben loro e del Cristianesimo non
devono contradire alla
monarchia spagnola, e come si possano nel papato
assicurar dalla potenza di quella. Questi non mi lasciano presentarli in
difesa:
li tiene Gaspar Scioppio e li portò all’Arciduchi ecc.
3. La tragedia della Regina di Scozia per Spagna contra Inghilterra.
4. La Monarchia del Cristianesimo, ad principes.
5. La Monarchia del Messia per concordia universale.
6. Del governo ecclesiastico libro uno.
7. De rerum universitate libri venti.
8. Epilogismo delle scienze naturali e morali e politiche, secondo li nostri
princìpi.
9. Centocinquanta Aforismi politici e De propria republica, libro uno, e
due
compendii di fisica.
10. De senso rerum libri quattro.
11. De investigatione rerum libri due.
12. De insomniis libro uno.
13. De medicina propria contra Galenistas libri due.
14. De rhetorica et poëtica et dialectica iuxta propria principia libri tre.
15. De philosophia Pythagoreorum, in verso latino, libri tre.
16. De motibus astrorum iuxta physica nostra libri quattuor et [de]symptomatis
mundi per ignem perituri.
17. Pro Telesio contra Aristotelicos libri Otto, e due apologie pro eodem
ad
Sanctum Officium.
18. Pro abbate Persio de calidi potus uso.
19. De metaphysica iuxta propria dogmata partes tres, ubi de Potentia, Sapientia
et Amore et de eorum
influxibus: Fato, Harmonia et Necessitate.
20. Un Dialogo contra Luterani e Calvinisti, ut supra.
21. Recognitio philosophica verae religionis contra antichristianismum
Macchiavellisticum.
22. Un volume di varie rime e salmodia e poesie volgari con la misura
latina, morali e politiche ecc.
23. Articuli prophetales cum clavibus naturae et Scripturae Dei secundum
scientias divinas et humanas de
eventibus huic saeculo imminentibus, et usque
ad finem mundi generaliter, prodefensione causae meae ecc.
24. Antivenetorum libri tre.
Alia multa opuscula in omni genere scientiarum et orationes et epistolae et
tractatus.