Tommaso Campanella, Lettere, n. 130
AL CAVALIER CASSIANO DAL POZZO IN ROMA
Parigi, 9 ottobre 1635
Ringrazio Vostra Signoria illustrissima del pensiero che tiene di me, servo
suo, e più di quel che fa per
monsignor de Peresc, degno d’eterna gloria ecc.
Io séquito la stampa dedicata al Re e al Cardinal Duca con gusto di tutti
e approbazion di tutti. Potea far di meno il Padre
Mostro e ’l Padre generale
di metter zizzanie tra Casa Barberina e questi signori, mentre scrive a
Nunzi che, quantunque
la Sorbona e ’l Cardinal Duca, miei giudici, approbino
i libri miei anche approbati in Roma, non li lascino correre, e vol esser
tenuto per francese, e mette li Nunci in sospetto contra questi signori che
fosser ignoranti o eretici, che né
conoscono gli errori, né san correggere. Deveriano
omai veder li padroni che li libri miei mai non fecero scandali,
ma
frutto grande, come lo scrivo adesso alla santa Congregazione de propaganda;
e che quelli de’ persecutori svergognano la Cristianità, e presto si vedrà
in stampa. Di grazia, Vostra Signoria
illustrissima procuri che questi signori
tacciano e non credano a’ miei emoli, e ch’il Padre Mostro mi renda il
mio
libro: lui non m’ha scritto né risposto. Io mi difenderò con poco suo gusto,
se questa volta non lo manda: la prego
a quanto possa che faccia questo officio
giuntamente col Conte di Castelvillano, perché non abbia più scusa.
Resto al suo comando e li prego da Dio ogni contento.
Parigi, 9 ottobre 1635.