Tommaso Campanella, Monarchia del Messia, p. 133

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Roma. E poi: Exit dux ex eo, et princeps de medio eius producetur, et
applicabo eum, et accedet ad me. Quis enim est
etc. Dove mostra
che il papa è per elettione prodotto, e che Dio lo applica a sé, e lo
regge con lo spirito suo, perché l’huomo da se non può a tanto alzarsi,
e poi di tutto il mondo lo fa capo, come Ezechiele, et Isaia, et
David, et tutti li profeti di sopra citati. Non resta di sciorre argomento
alcuno, perché tutte le usurpationi, o permissioni passate
sono atti humani non profetia, li quali s’hanno da correggere nel
modo, che Costantino, come fu promesso a santa Brigida. Et quella,
Quae sunt Caesaris Caesari etc. non fu divisione di prencipato, ma
confonde li fallaci interrogatori che voleano accusarlo come rebello
di Cesare. E volle dire: date a Cesare quello che è di Cesare, a Dio
quel ch’è di Dio; ma ogni cosa è di Dio e nulla è di Cesare, se non
quanto pende da Dio. Dunque, rappresentando il papa Christo Dio,
tutto pende da lui et a Cesare secondo lui insegna si deve, e non più.
Pur il Soto si burla con altra glosa di tale authorità sforzata. Se il
papa è pastore, et ogni prencipe è pecora, dice Basilio imperatore,
necessariamente segue che nulla può la pecora contro il pastore, né
in più, se non secondo la legge del pastore. Un soldato che si scrive
alla militia d’altri, o chi piglia habito di monaco, benché prima
havesse il panno dell’habito, e quello la spada, incorporato che è li
riconosce dal superior novo. Così sono l’elettioni e potestati, che
hanno li christiani prima che si faccin christiani, sempre si riconoscono
dal prencipe supremo della christianità
Hor per fine di tutto questo trattato volendo rispondere all’argomento:
Non eripit mortalia, qui regna dat caelestia, e che il papa non
può usurpare li regni laici, né la potestà loro, non havendolo fatto
Christo, io aggiungo questa conclusione: Christo non ha instituito
con forma nova la potestà laica, che già l’haveva per legge di natura
instituite dove erano raggionevoli, et altrove permesse, ma solamente
ha dato un capo a tutte le potestà dell’universo, il quale capo non toglie
ad alcuno quel che havea, benché s’incorpori nel suo prencipato
christiano, ma solo corregge quel dominio e lo rinova, e l’indrizza all’
eterno bene, et nulla sorte di prencipato raggionevole a questo
repugna, perché tutti furo dal medesimo Christo, ma solo la divisione
repugnava, e per questo tutti l’unio sotto un prencipe apostolico,
il qual per poterli reggere dovea havere una potestà universale a
nullo modo limitata, se non ad aedificationem.
E così fu detto: Pasce

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