Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 511
Onde ignoranza si dice quella determinatione et impotenza
dello spirito a conoscer le cose: et è segnale di spiriti grossi
et impuri, di male organizato cerebro et di viscere soverchie
calde, onde si fa l’impotenza a sapere il decreto dell’ignorare.
Insipienza et sofisticheria dice il presumere di sapere
troppo più che all’huomo non tocca, et l’imaginarsi che
la scienza delle parole sia tutto il senno. Et
chi non crede a testimonij degni di fede e divini, e delle
cose di Dio cerca raggioni et n'apporta insufficienti, et
vuole che ogn'uno gli creda, è più insipiente, perché non
sa ch'il divino non può esser compreso dal senno humano
chiuso dentro al pugno del cervello. l’insipienza è segno
di spirito impuro, picciolo, sottile, desideroso di apparer
puro.
[AVVERTIMENTI]
[a. Aristotele nega l’amicizia fra Dio e gli huomini,
perché nega Dio esser autor del mondo e padre de gli huomini, e
la similitudine che è tra la Causa prima et gli effetti].
a1. I bruti hanno il semplice significato delle passioni, et non
l’artificioso.
b. Aristotile, mettendo la sapienza diversa dalla prudenza,
perché quella specula, questa opera, non ha ragione,
perché la medesima virtù conosce le cose et insegna ad operarle.
«Sapientia est vera prudentia», dice Salamone.