Tommaso Campanella, Monarchia di Francia, p. 564

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di Spagna. E questo tolto, son sicurissimi e senza quella discordia, nella
quale son mantenuti da Spagnoli, e le terre c’ha Parma nel regno di
Napoli e il Granduca e altri saran più sicure e con men soggezione
sotto il papato, e il Papa più forte ad aiutar i suoi. Item, volendo far
lega tra loro contra infideli, nissun li disturberà. E ponno aggrandirsi
nei paesi di nemici, e oggi non ponno far altro che servir alla grandezza
della Monarchia Spagnola, che li ha di divorare dopo, con le lor
forze cresciuta e mantenuta. Mantua può dirlo.
Art. 16
Avvertenze da farsi al regno di Napoli.
A Napolitani e Siciliani non bisogna far proemii: perché son tanti i
maltrattamenti che senteno da Spagnoli e sempre novi e presentanei, che
si darebbeno al Turco e al diavolo pur che li mostrassero principio di
liberazione da tanti mali. Il popolo ha inanti agli occhi li tributi, le
gabelle ogni dì crescenti e non solubili, e come nullo ha podere né casa
omai, che non soggiaccia all’imperio d’esattori.
Item, che per forza e
incatenati son mandati alla guerra e mai pagati. Item, che son scemati da
otto millioni a duo. Item, che li alloggiamenti e commissarii e sbirri han
dissossato il regno. Item, che per li servizii son strutti, non remunerati.
Item, che non ci è giustizia contra i ricchi, sol contra poveri nel male, nel
bene e contra. Item, che li Spagnoli professano di tenerli per schiavi e
gente di conquista, e che ponno di lor far ciò che vonno. A nobili poi è
certo, c’hanno abbassato le famiglie potenti, perché non abbin capo,

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