Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 508

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humani, per potere all’infermità provedere - imparar vuole;
et le mathematiche per saper far una casa, misurar il
Mondo, i corsi celesti, et distinguere i tempi, et sapere ciò
che in essi è solito a farsi, et numerar le cose proprie et le
strane, et quanto vede etc. Di queste scienze poco n'hanno
i bruti, perché sono senza quella divina alma che le fa perfette
nello spirito, lambicandole per suo gusto. Pure hanno
gli animali gran parte della medicina, perché l’hippotamo
trovò l’insagnia, l’ibice il servitiale, il cane il vomito, il
serpe et la rondinella la medicina de gli occhi,
et l’ape l’ordinar de gli esserciti etc. Ma quella che le
divine cose conosce, per cui si sprezza il cibbo, et la sanità
si spende a i studij, et la vita istessa si rifiuta per saper
che cosa è Dio et gli effetti suoi, et per mantenere il suo
culto, è vera sapienza dell’anima immortale. Et è essa
Religione, alla quale gli animali non badano, perché niun
ente cerca quel bene di cui non è capace, benché habbino
tutti gli enti naturale inclinatione di riverire il Creatore;
et chi più può et chi più sa, et più vuol farsi bene.
Ma la
politica et morale scienza del governoè troppa nell’api,
formiche et grui, che ci fan vergogna: senonché, aggiungendo
la divina scienza a quella, gli avanziamo,
perché la legislatura humana è cosa eccellentissima, tanto
più quando alla ragione - divino legislatore - aggiunge
documenti imparati da Dio, de i buoni et de i sapienti
amico.
Non si può dire ch'Egli non habbia cura del

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