Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 160

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Or tutti questi tesori il Re deve pigliare, cioè la religione con predicatori
buoni, l’amor con le leggi utili e giustizia vera; la moltiplicazione,
come di sopra s’è detto delli soldati, e da ognuno esigere quel
ch’a lui abonda, cioè da Germania genti, da Spagna soldati, da Italia
capitani e vestimenti, dal Mondo nuovo oro, e non e contra.

Con verità possiamo dire che l’oro del Mondo nuovo abbia in
parte rovinato il mondo vecchio, perché generò avarizia nelle nostre
menti, e separò l’amore scambievole tra gli uomini, ognuno al danaro
donando l’amore suo, onde si son fatti fraudolenti, e hanno venduto
spesso e rivenduto la fede per pecunia, vedendo che li danari prevagliono
e s’ammirano, e hanno le scienze e le predicazioni religiose per
danari posposto, e lasciato l’agricoltura e l’arti, donandosi a negoziare
sul danaro e a servire a uomini ricchi.
Di più, ha generato disegualità grande, che gli uomini o son
troppo ricchi, il che li fa insolenti, superbi e molli; o troppo poveri, il
che li fa insidiosi, ladri e assassini.
Imperoché li prezzi del fromento,
vino, oglio e carni e vestimenta sono cresciuti assai, non negoziando
gli uomini in quelli, onde c’è penuria, e i danarosi spendono, e i
poveri non possono bastare a tanto spendere, sì che servono o rubano
o vanno in guerra per povertà, e non per amor del Re e della religione,
e perdono, e cambiano insegne spesso, né curano di fare figli,
né matrimonii per non potere supplire ai tributi, e si sforzano almeno
essere frati o preti.
Or <da tanti mali> consideri il Re se il bene di tal oro non è
vinto: per questo io dico che ci vuol gran riforma per avere più oro
il Re nell’erario,

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