Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 200

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però deve fare che i baroni non c’entrino, con umiliarli e occuparli, ut
supra
. Però può il re che i suoi ecc. Regola è contro loro, non disputar
le minutezze delle parole sacre, ma solo la vocazione, cioè chi l’ha
mandati a predicare, o il diavolo, o gli uomini, ergo non credendum, o
Dio, ergo devono mostrare i miracoli, con i quali Dio suole armare i
suoi ministri, Moisè, Elia e gli Apostoli, e non mostrandoli, bruciarli,
se puoi, o sfamarli, come Policronio in Concilio Calcedoniae.
Mai non si deve a dispute grammaticali con la logica umana
trascorrere, ma con la divina, come fece san Francesco in Egitto e san
Giovanni Gualberto, e io dichiarai nel Dialogo contro Luterani e
Calvinisti
, per convincerli al primo apostolicamente e politicamente,
senza moltiplicare libri e parole e allungar la lite, il che è una specie di
vittoria a chi mantiene il torto.
Si possono anco condannarli al fuoco per le leggi imperiali, poiché
tolgon la fama e la roba a uomini autorizati da Dio con longa successione,
come è il Papa e religiosi, e con testimonianze e dottrina
<santa> e sangue <sparso> stabiliti in tal credenza; cosa più preziosa
d’ogni tesoro, onde non provando il predicatore più deve essere
punito.
L’altra regola è procurare che non naschino di questa razza, e ben
trattare gli uomini d’ingegno con vescovadi e prebende, e pensare che se
bene i buoni li puoi trattare a tuo modo, che giammai si guasteranno,
come era Catone e Socrate tra gentili, e san Bernardo e san Tomaso tra

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