Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 206

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XIX
Delli regni proprii de Spagnoli
e di quelli de nemici
uniti e disuniti

Stimano alcuni che l’Imperio spagnolo non possa durare per la inimicizia
naturale che hanno tutte le nazioni quasi con la spagnola e per
la divisione de suoi regni, che parte ne sono nel Mondo nuovo, parte
in isole di qua e di là, parte in Italia, parte in Germania bassa e parte in
Africa, lontanissimi di lingua e clima e distanza. E all’incontro il
Turco, che come lui pretende alla Monarchia del mondo, ha li suoi
regni unitissimi, e nell’acquistare osserva l’uso romano d’andare in cerchio,
né li nuoce l’odio delle nazioni nemiche con Turchi, perché egli
si serve di fanciulli di tutte le nazioni per far soldati, ed è quasi una
republica militare il suo imperio, e la religione non li può ostare, e li
suoi dominano assolutamente, sì che dell’odio de popoli disarmati non
temono, anzi delli figli stessi loro si servono contro loro.

Di più, l’uso de gran monarchi fu combatter a torno, come i
Romani prima con Sabini e Latini, poi con li Equi, Equicoli, Sorani,
Peligni, Veienti, Sedicini, Toscani, Sanniti sempre attorno fecero
guerra, finché, domata Italia, passorono in Sardegna, Sicilia, Spagna,
Francia e Germania, e sempre a torno, mai lasciando paese a dietro.

Così fecero i Babilonii con i popoli asiatici. I Persiani il medesimo
osservaro; i Macedoni, prima con Tebani, Epiroti, Lacedemoni,
Achei, Etoli, ecc., andorno facendo guerre a torno, e poi passaro

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