Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 226

Precedente Successiva

XXI
Dell’Italia
L’Italia più che altra nazione è amica di Spagna: per mantenerla in
questo, bisogna trattare di modo Napoli e Milano, che li popoli vicini
li ammirino come felici stati e desiderino d’esser dei loro. Questo
avverrà se si faranno le provisioni di scemar i tributi, e d’augumentare
l’armi e religione, ut supra, onde il mondo stupisca, perché in questo
modo li tributi appaiono mancare, ma non mancano.

Di più, facendo le provisioni contro li usurarii, e li monti di pietà,
e abbassando i baroni.
Di più, facendo visitare le carceri di tutti i baroni che sono
tirannesche, e fare che non tengano prigioni in castello se non per
cose di stato e del Re, e fare che siano più civilmente trattati, perché
<in vero> essi fanno alzare nome di tiranno al Re, perché mai si
saziano, e in particolare nel regno di Napoli sarei di parere che il Re
visitasse per uomo a posta, con religiosi, ut supra, le carceri, li
usurarii e li officiali per rendersi benevolo al popolo e aggraziasse i
banditi con colore di trasportarli in Africa, e poi passarli al Mondo
nuovo ogni sette anni e levasse gli alloggiamenti de soldati
, facendo
più gran numero di galere, le quali costeggiando il regno dall’uno e
l’altro mare l’assicurassero da Turchi, e non danneggiassero li
popoli come fanno gl’insolenti soldati, i quali sono crudeli contro i
popoli e vili contro i Turchi, in tanto che vanno tardi alle marine,
quando sbarcano, e se qualche cittadino animoso piglia un Turco,
essi ce lo toglien con darli bastonate, per vantarsi che essi l’hanno
preso. Onde io dico che questo inconveniente è gravissimo e si vede

Precedente Successiva

Schede storico-bibliografiche