Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 40

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prodigo, per poter mantenersi senza aver ad esigere assai dal popolo
con rubamenti e sdegnarlo, come facea Caligola, che per prodigalità
divenne rapace d’ognuno.

E’ necessario che sia audace acquistando, seguendo il fato suo propizio,
e ogni impresa grande vuole straordinario valore, ma non riuscendo
par temerità, come di Colombo fu audacia e di Ulisse temerità
il voler trovare il Mondo nuovo, perché quello aggionse e questo s’annegò.
Ma dopo che è acquistato, bisogna temere della mutabilità della
fortuna, e non usar audacia, la qual cosa ruinò le cose di Carlo V, che
si passò e nell’acquisto e nel mantenimento del medesimo modo, e così
fu Cesare il grande.

Nella guerra poi conviene la severità per mantenere i soldati
nell’officio e frenare la vittoria militare, altrimenti non obediscono e
s’ammutinano, come avvenne nell’esercito di Tiberio in Germania. O
fanno insolenza nel predare e perde l’avuta vittoria, come perdé Corradino
Svevo con Carlo d’Angiò. Ma dopo acquistato si deve con
gusto godere e sodisfare ai popoli, altrimenti si dividono e chiamano i
tuoi nemici contra te, o congiurano, come avvenne a Roboam, a
Carlo d’Angiò in Sicilia, a Cartaginesi dopo la prima guerra punica, a
Ezzelino, a cui «Padua sua chiuse le porte», a Nerone, che fu dechiarato
nemico della patria onde era prencipe.

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