Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 6

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La Monarchia di Cristo diede a suoi la prudenza del serpe, come
agli apostoli e al Papa, e l’occasione, la quale è sapersi servire del
tempo, che fu la divisione dell’Imperio romano e la malizia finale
del giudaico.

Anzi e dove il valor umano solo n’ebbe apparenza, Dio ne fu
pure causa (benché non così nota), perché l’Imperio degli Assirii fu
per occulte cause a loro dato, le quali Dio alle volte manifestò, come
si vede che Nabucodonosor, per servire contro gl’ingrati Ebrei e
contro Tiro, fu remunerato da Dio ancora della preda d’Egitto,
come appare in Ezechiele, e in Isaia insulta Dio al loro re che,
essendo stato di Dio instromento contra le nazioni, si attribuisca a sé
la principal possanza, e occasione fu la malizia delle nazioni senza
prudenza governate.

E nel regno di Medi, dove l’occasione ebbe gran forza, ritrovando
l’Assirio per delizie effeminato sotto Sardanapalo, Dio ne
ebbe gran parte, come appare in Daniele, e la prudenza ancora di
Arbace, prefetto della Media. E in quella di Persi vi fu manifesto il
valor di Ciro, e l’occasione della mancata prole in Media, e Dio, che
appella in Isaia Ciro Cristo suo appreso da lui per soggiogare le
nazioni.
Nessuno ne dubita della prudenza d’Alessandro Magno in Macedonia,
né dell’occasione che fu la divisione de Greci ed effeminamento
degli Orientali, e Dio fu manifesto, poiché l’Angelo del
regno greco s’adoprò assai, come Daniele afferma e Iado dechiarò
ad Alessandro.

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