Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 80

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che l’ammazzò, e nessuna cosa più noce al signore che donarsela con
un solo, e al Re d’oggi ben nocque Antonio Perez, e ad Assuero
Aman.
L’odio non deve mai scoprirsi nel Re, se non contro quelli viziosi
che tutto il popolo aborrisce, perché lo fa più amabile, cioè contro gli
eretici, infideli e usurarii e omicidiali pubblici, e deve avvertire che
non tanto giovano in un regno le accuse tra sudditi, quanto le calunnie
noceno, però sempre deve alla parte accusata inclinare.
E per farsi
amabilissimo deve instituire un tribunale di grazia sopra tutti gli altri,
al quale possano i condennati a morte appellare ad gratiam regis, ed ei li
deve spesso (se sono ammessi all’appellazione delli suoi Viceré,
parendo loro espediente, quando non sono contro lo stato e religione)
perdonare, e mandarli a combattere o remigare contro a nemici, che
questo assai li gioverà, e in tal tribunale egli e la sua moglie e figli
sederanno solamente uniti insieme con alcuni prelati.
Quanto alla speranza, deve temperarla in Dio solamente, sperando
assai, e non nelle sue forze, massime quando non hanno prudenza nel
reggimento manifesta, e tutte le azioni grandi a Dio si devono attribuire,
per farle più venerande, e non presumere con pochi vincere molti, né

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